I polverosi e antiquati politici di casa nostra si sono ormai piegati, pena il rischio di apparire polverosi e antiquati, a utilizzare il Web. L’uso che ne fanno, però, è unilaterale. Blog, tweet e post su Facebook hanno il carattere del classico sito istituzionale in cui loro (politici) comunicano con noi (cittadini) consentendo occasionalmente di inserire commenti, esprimere desideri o lamentele. Ma nelle loro mani Internet rimane uno strumento di comunicazione –e marketing- come tanti altri, chiuso, ingessato e impermeabile. Al massimo può sconfinare nel surreale (guardare il lisergico Forcaffè per approfondimenti) ma resta una vetrina rivolta all’esterno.
La vita politica dei partiti non ha subito nessuna contaminazione e continua a svolgersi nelle riunioni di circolo, nei comitati e nei direttivi. Insomma: in quei serragli che vivono completamente sganciati dalla realtà, isolati in un mondo costellato di triti rituali e piccole ossessioni che ormai appassionano solo loro. Un mondo che le nuove leve assimilano in fretta, trasformandosi nel giro di pochi anni in piccoli replicanti dei loro maestri. Per rendersene conto basta partecipare a un qualsiasi consiglio comunale, meglio se in un paese di provincia.
Se invece Internet viene usato come strumento di comunicazione decentrato e accessibile, gli schemi saltano. A dimostrarlo ci sono le esperienze di tanti movimenti, da quello di Genova 2001 ai vari Occupy, passando per il movimento dell’acqua pubblica o per il “partito dei pirati” in molti paesi europei. Ora è il turno del Movimento 5 Stelle. La caricatura del M5S come “partito del Web” non è altro che la solita semplificazione da quattro soldi, ma che i 5 Stelle usino Internet in maniera ben diversa dai partiti della prima e seconda repubblica è un dato di fatto. Lasciando perdere il mito della E-Democracy, ciò che si portano dietro è una modalità di partecipazione più “aperta” e meno autoreferenziale.
Che l’uso di Internet sia un possibile antidoto alla sindrome da replicanti è ancora tutto da dimostrare, ma al di là dei contenuti e dell’ingombrante figura di Beppe Grillo, sarà interessante vedere cosa cambierà nelle modalità. Il primo cambiamento potrebbe essere quello di una maggiore attenzione per l’unica “opinione pubblica” che oggi sembra avere un anelito di vita: quella che vive sul Web, lontano dai troppi giornali irregimentati e dalle televisioni di proprietà o intossicate dalle lottizzazioni. La democrazia del telecomando l’abbiamo vista. Chissà che il mouse non abbia da offrire qualcosa di più.