Il ministero degli Esteri ha presentato una richiesta formale al governo di Kiev. L'Italia, così, segue il fronte guidato dalla Merkel per fare pressione sul governo di Kiev. Interrogazione del Pdl ma con adesioni trasversali: "Facciamo come la Germania: nessun rappresentante alla cerimonia degli Europei"
L’Italia ha deciso di inserirsi con decisione nella vicenda della sorte di Yulia Tymoshenko, leader dell’opposizione ucraina, da due giorni ricoverata nell’ospedale di Kharev, dove è stata visitata da un medico tedesco.
Il portavoce del ministero degli Esteri Giuseppe Manzo ha annunciato che Roma ha presentato una richiesta formale al governo di Kiev per consentire alla sottosegretaria agli esteri Marta Dassù di incontrare l’ex premier ucraina, protagonista della Rivoluzione arancione del 2004 contro l’autoritario presidente Leonid Kuchma.
La richiesta italiana, ha detto Manzo, è stata inoltrata dall’ambasciatore italiano a Kiev, Fabrizio Romano. Manzo ha anche detto che la Farnesina, nei giorni scorsi, ha già convocato l’ambasciatore ucraino a Roma «per rappresentargli l’attenzione e la preoccupazione con cui l’Italia segue gli sviluppi sulla tutela dei diritti umani nel Paese, e in particolare il caso Tymoshenko».
Le condizioni di detenzione della “pasionaria” arancione stanno diventando un caso imbarazzante per il governo ucraino, guidato dall’avversario politico storico di Tymoshenko, Viktor Yanukovich, dato in svantaggio nei sondaggi sull’orientamento di voto per le prossime elezioni, previste in autunno, poco dopo la chiusura dei campionati europei di calcio, che l’Ucraina co-organizza assieme alla Polonia e che, nelle intenzioni del governo, dovevano essere l’occasione per rinnovare l’immagine del paese.
La condanna di Tymoshenko a sette anni di carcere nell’ottobre scorso ha però complicato le cose. L’Ue non ha lesinato le critiche al processo che ha portato alla condanna dell’ex premier, accusata di abuso d’ufficio in particolare per la questione delle forniture di gas dalla Russia all’Ucraina. E quando, poche settimane fa, Tymoshenko, che soffre di ernia spinale e ha bisogno di cure mediche specialistiche, ha denunciato di essere stata maltrattata dalle guardie della prigione di Kharev e di non aver accesso a cure adeguate, è esploso il caso, che non riguarda solo i governi europei.
Human Rights Watch, per esempio, ha chiesto alle autorità ucraine «una indagine indipendente» sui presunti maltrattamenti subiti in carcere dall’ex premier. Maltrattamenti che peraltro sono stati verificati dal difensore civico ucraino che ha esaminato le escoriazioni sul corpo di Tymoshenko e le ha giudicate «compatibili» con le violenze che il suo avvocato aveva descritto ai media internazionali non più tardi di due settimane fa. Secondo Hrw, le guardie avrebbero cercato di trasportare Tymoshenko in ospedale, contro la sua volontà: lei infatti chiede di essere curata all’estero, in Germania.
La cancelliera tedesca Angela Merkel guida il “fronte” dei paesi che hanno deciso di fare pressione sul governo di Kiev ed è arrivata a minacciare, secondo la stampa tedesca, anche il boicottaggio degli europei di calcio, oltre che l’assenza di qualsiasi rappresentante di Berlino alla cerimonia di apertura dei campionati, se Tymoshenko non sarà rilasciata.
Una posizione simile potrebbe essere assunta anche dall’Italia? Lo ha chiesto in una interrogazione parlamentare al governo la senatrice del Pdl Simona Vicari. Nel testo, firmato da decine di senatori di tutti i partiti, Vicari chiede al governo di assumere «una posizione precisa a difesa della tutela dei diritti umani violati in Ucraina e presentare una formale richiesta alla Uefa di rinviare ad un altro anno lo svolgimento dei Campionati europei».
In alternativa, secondo Vicari, anche il governo italiano potrebbe decidere di disertare la cerimonia inaugurale del campionato, il prossimo 8 giugno. Su questa linea ci sono già, oltre al governo tedesco, altri sette paesi europei e il presidente della Commissione europea Barroso. Il governo ucraino ieri ha dovuto cancellare un vertice europeo, previsto a fine mese in Crimea, proprio perché molti capi di stato e di governo hanno annunciato che non sarebbero stati presenti.
Eppure, la linea dura non è condivisa da tutti. Janusz Reiter, esperto polacco di relazioni internazionali, per esempio, ha spiegato in una intervista al settimanale tedesco Spiegel che «l’Ucraina non è una dittatura». Secondo Reiter, un eventuale boicottaggio sarebbe visto con grande «delusione» da parte dei cittadini ucraini, accentuando la «deriva verso est» (la Russia) che proprio Yanukovich ha impresso al paese rispetto alla linea più filoeuropea di Tymoshenko. «Dovremmo usare i campionati europei per stringere le relazioni con l’Ucraina e con i suoi cittadini – dice ancora Reiter – Se perdessimo l’Ucraina, il danno politico sarebbe molto grave».
Di Joseph Zarlingo