Un governissimo del presidente fino al 2014 per fare le riforme e salvare la Grecia nel giorno in cui si è accesa la fiamma olimpica ad Olympia: se non è un segno del destino, poco ci manca. Il Paese ellenico in eurocrisi che affronta il post voto con un’incertezza continentale che sta frustando i mercati e che registra il record di disoccupazione (al 21%) e di suicidi “da default” (250 in due anni), si affida al capo dello stato Karolos Papoulias. Che caldeggia un esecutivo multicolore “con chi ci sta” per salvare la permanenza del paese nell’Unione europea e mettere al sicuro anche le future tranches di aiuti continentali. Scacciando in questo modo i fantasmi di un ritorno alla dracma che segnerebbe l’inizio della fine della moneta unica.
La luce nel suo studio è rimasta accesa sino a tardi ieri sera e vertici più o meno ufficiali si sono susseguiti per tutta la notte nelle roccaforti dei partiti, tra i quattro leader (Samaras, Tsipras, Venizeos, Kouvellis) che oggi saranno nuovamente stimolati dal presidente della Repubblica al passo decisivo: mettere da parte le rivalità intestine e dare seguito alle promesse di unità di intenti e di stabilità nazionale. Che, tradotto in soldoni, significa esecutivo di larghe intese con la partecipazione dei conservatori di Nea Dimokratia, i socialisti del Pasok, la sinistra democratica di Kouvellis e (forse) i radicali del giovane Tsipras. Quest’ultimo negli ultimi tre giorni si è distinto, non solo per un risultato storico (16%) ma anche per un intenso movimentismo anche in chiave di future alleanze. Prima ha chiesto un incontro ufficiale al neo presidente francese François Hollande, poi ha tentato di costruire un ponte comunicativo “alternativo” proprio con pezzi della troika. Suscitando la reazione continentale.
La presa di posizione del presidente della Commissione Europea Barroso sull’uscita della Grecia dall’Ue in caso di mancato rispetto degli accordi, infatti, è il frutto di una missiva indirizzatagli proprio Tsipras (rivolta anche al presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, al presidente del Parlamento europeo Schulz e al governatore della Bce Draghi) in cui si evidenzia che “il voto del popolo greco delegittima politicamente il Memorandum, che ha fallito negli scopi che si era proposto, così come è necessaria una riconsiderazione della strategia europea”. Altra reazione, quella del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble. Alla domanda sul fatto che l’eurozona potrebbe sostenere l’uscita di Atene, ha replicato che la Germania intende continuare ad avere la Grecia nell’eurozona, ma è Atene che deve volerlo osservando i suoi doveri. “Noi non possiamo obbligare nessuno e l’Europa non va a fondo così facilmente” ha detto. Tra l’altro se si andasse al voto oggi, il Syriza sarebbe il primo partito del Paese. Lo rileva un sondaggio dell’emittente televisiva Alpha, secondo cui il partito guidato dal giovane intraprendente Tsipras che domenica scorsa ha ottenuto un sorprendente terzo posto con il 16, ora si attesterebbe al 23,8%. Mentre conservatori e socialisti proseguirebbero nel crollo “bipolare”.
Il nodo resta sempre la stabilità: la Borsa di Tokyio chiude in negativo meno 0,63% per via dei timori sulla situazione del debito in Europa. Inoltre si è appreso che Jp Morgan ha fatto registrare nell’ultimo mese una serie di perdite collegate al trading per 2 mld di dollari. Tra i titoli, Sony ha perso il 6,43% (è ai minimi dal 1980 a 1.135 yen). Ma ieri è stata anche la giornata del debutto televisivo dei nazionalisti di Xrisì Avghì (Alba dorata), che dopo 40 anni di esilio fanno il loro ingresso in parlamento con il 7%. Non solo un voto di matrice ideologica, in verità, ma soprattutto di protesta dei cittadini che al bipolarismo da default di conservatori e socialisti non credono più.
Il partito guidato da Nikolaos Mikalioliakos ha illustrato all’emittente televisiva Ski il proprio programma: i contributi pubblici che, come partito, riceveranno saranno destinati alle famiglie greche indigenti; proporranno di istituire un albo di medici ospedalieri che curino solo i cittadini greci e non gli stranieri; intendono equiparare lo stipendio dei parlamentari (attualmente di ottomila euro) a quello di un dipendente pubblico; eliminare l’immunità parlamentare, vi sono infatti alcuni deputati (ha sostenuto l’onorevole Panaghiotaros) che, ubriachi alla guida, hanno investito alcune persone, o sono stati colti nell’atto di intascare tangenti, o che hanno portato all’estero i propri contanti ma non sono stati arrestati; impedire a vita la candidatura politica per i condannato per reati contro la pubblica amministrazione; sequestrare i proventi di tangenti e convogliarli nelle casse dello stato. Il riferimento è anche all’ex ministro Akis Tsogatsopulos, braccio destro di Papandreu senior, arrestato un mese fa con moglie e figlia, per aver distratto almeno cento milioni di euro, frutto di tangenti per fornitura di armi, in virtù di una serie di società off-shore con sede nei paradisi fiscali di mezzo mondo. E scovati grazie all’arguzia di un giudice donna (un caso raro in Grecia) che pare stia mettendo ordine ai piani alti di Atene.
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