Il Paese ibericopotrebbe chiedere un intervento di emergenza per sostenere l'economia precaria di Madrid. Dopo Grecia, Portogallo e Irlanda sarebbe il quarto Paese dell’eurozona a ricorrere ai prestiti internazionali
L’aggravarsi della crisi del sistema bancario potrebbe avere conseguenze particolarmente negative per la Spagna tra le quali, nel caso, anche un intervento esterno di sostegno così come già accaduto con Grecia, Portogallo e Irlanda. E’ questa l’ipotesi che inizia a farsi largo negli ultimi giorni di fronte alle palesi difficoltà incontrate dall’esecutivo di Mariano Rajoy nella gestione dell’instabilità degli istituti di credito locali. Un’instabilità, figlia della bolla immobiliare, che giustifica ora un intervento di emergenza che rischia di deprimere ulteriormente il credito circolante aggravando la situazione della precaria economia di Madrid.
Ieri, il governo ha nazionalizzato Bankia, quarto istituto del Paese, in via di collasso sotto il peso dei cosiddetti asset problematici, quasi 32 miliardi euro di mutui a rischio insolvenza e di pignoramenti svalutati su un portafoglio immobiliare complessivo da 37,5. Oggi, l’esecutivo ha imposto alle altre banche del Paese una nuova e drastica cura: 30 miliardi di nuovi accantonamenti per far fronte al rischio di ulteriori svalutazioni degli assets rischiosi. A quanto ammontino questi ultimi nessuno lo sa con certezza ma le ultime stime della Banca di Spagna parlano di 184 miliardi, oltre la metà dell’intero portafoglio immobiliare del sistema bancario.
Gli istituti spagnoli dovrebbero in teoria provvedere per conto proprio, chi non fosse in grado potrà invece ricorrere a una forma di prestito ad hoc da parte dello Stato che appare già piuttosto onerosa visto che i tassi sono stati fissati al 10% su base quinquennale, ovvero il doppio di quanto paga lo Stato per indebitarsi sul mercato nonché 10 volte tanto l’interesse chiesto dalla Bce (a tre anni) nell’ultimo maxi prestito effettuato a inizio anno. Oggi, la borsa di Madrid ha chiuso le contrattazioni cedendo lo 0,71%. I titoli degli istituti bancari hanno tutto sommato contenuto le perdite.
Le perplessità restano comunque evidenti, anche perché la stima dei 184 miliardi resa nota dall’istituto centrale di Madrid potrebbe anche essere corretta al rialzo una volta che la separazione degli asset immobiliari dai bilanci, come richiesto, verrà effettivamente effettuata rivelando le cifre definitive. Ieri, prima che il provvedimento fosse annunciato, Bloomberg aveva lanciato l’allarme ipotizzando addirittura un collasso tecnico del sistema bancario spagnolo sulla falsariga di quanto accaduto in Irlanda. Un tracollo cui il governo non potrebbe fare pienamente fronte se non con un aiuto esterno. Se la situazione dovesse precipitare, in altre parole, la Spagna diventerebbe il quarto Paese dell’eurozona a ricorrere ai prestiti internazionali. In Irlanda, ha ricordato Bloomberg, le perdite finali del sistema furono di 86 miliardi ma in Spagna si potrebbe arrivare a 250. Moody’s, dal canto suo, ha alzato la stima a 306 miliardi.
Quel che è certo, in ogni caso, è che il massiccio piano di accantonamento imposto agli istituti spagnoli provocherà una ulteriore stretta creditizia nel sistema deprimendo ancora di più l’economia nazionale. Proprio oggi la Commissione Europea ha diffuso le nuove stime di crescita per il Continente: la Francia, che nel 2012 crescerà solo dello 0,5% vedrà il proprio Pil aumentare dell’1,3% nel 2013; la Germania passerà dal +0,7 di quest’anno a un più convincente +1,7% l’anno successivo quando persino l’Italia, -1,4% quest’anno, dovrebbe tornare a crescere facendo registrare un +0,4%. La Spagna, al contrario, confermerà la recessione: -1,8 per l’anno in corso, -0,3 in quello successivo. Un altro pessimo segnale.