Bisogna capire cosa sono i terremoti elettorali in Francia, Grecia, Germania, Italia. Anche perché è solo un inizio, e sbagliare giudizio sarà pericoloso.
Io credo che abbiano un epicentro comune: si chiama rottura del patto sociale europeo.
Chi l’ha prodotta? Una rivoluzione, quella dei banchieri, cioè il passaggio finale, formale, della politica nelle mani della finanza internazionale, di quelli che Luciano Gallino chiama i “proprietari universali”.
I popoli europei, raggirati prima e adesso bastonati senza pietà, cominciano a reagire. Per ora confusamente. Ma cominciano a capire. E cosa vedono? Vedono che i partiti tradizionali, tutti, destra e sinistra, cui avevano fatto riferimento negli ultimi cinquant’anni, mancano all’appello.
Perché hanno tenuto bordone, hanno taciuto, sono complici. Per questo gli elettori li abbandonano (cominciano ad abbandonarli).
Cosa cercano? Risposte semplici, salvifiche. Quelli di destra scivolano verso il nazionalismo, il razzismo, la xenofobia. Emozioni forti, plebee. Quelli di sinistra anelano a, per ora vaghe, piattaforme di buon governo, più partecipazione, più democrazia. Tutti capiscono che le decisioni passano sopra le loro teste. Vanno alle estreme. Più si accentua la crisi, più queste tendenze diventeranno acute, e di massa. E’ la fine del centro.
In Italia è Beppe Grillo. In Germania sono i Pirati, i Verdi, la Linke. In Grecia è Syriza e Alba “tragica”. In Francia è Marie Le Pen, e Mélenchon (vincono ancora Merkel e Hollande, perché in Germania e Francia la crisi è ancora poco visibile e là i partiti tradizionali ancora non sono franati).
Siamo solo all’inizio. Poi cosa verrà? Se l’offensiva dei banchieri continua, che succederà? Loro, i banchieri, e i loro servi politici e giornalisti, dicono che poi verrà la crescita. Ma la crescita è impossibile senza investimenti. E investimenti non possiamo farne perché abbiamo permesso il pareggio di bilancio in Costituzione. Dunque ci restano due “speranze”: la prima è attingere al mercato internazionale della finanza, indebitandoci ancora di più. La seconda è privatizzare: cioè svendere tutte le proprietà dello Stato. A chi? A coloro che verranno con il denaro inventato al computer. Cioè ai “nove banchieri” che dominano il pianeta Occidente.
Il fatto è che, se siamo in questa situazione è perché siamo entrati in una crisi strutturale che non ha uscita. Siamo al capolinea. I banchieri sono diventati rivoluzionari non per caso. La catena di Sant’Antonio si è rotta e loro continuano a strattonarla. Adesso – dopo averci ipnotizzati tutti con il consumismo – si apprestano a costringerci al razionamento (che saranno loro a decidere come farlo).
Come se ne esce? Non so, francamente. Ma so che la prima cosa da fare è non pagare il debito usuraio che c’impongono (a tutti gli europei ormai). Secondo mettere fuori legge i derivati e mettere in galera quelli che interagiscono con gli offshore (vere organizzazioni criminali, come coloro che ci portano i soldi). Terzo, nazionalizzare subito le più importanti banche.
Keynes si può usare, per qualche tempo, ma non basterà a lungo, perché una crescita infinita in un sistema finito di risorse è impossibile. Questo è appunto il capolinea. Si scende.
Comincia una transizione. Ma questa politica, questi partiti, questi maggiordomi, non sono in grado nemmeno di concepirla. Sono pagati per non farla. Allora bisogna mettere mano a un comitato di salvezza nazionale che unisca tutte le forze popolari e che imponga (in base alla Costituzione, fino a che non la aboliranno del tutto) una svolta radicale. Arriva il “nazismo bianco”(ce lo annuncia Tremonti, uno che i nazisti bianchi li conosce bene). Se siamo capaci, bene, se non siamo capaci, peggio per noi.
Giulietto Chiesa
Giornalista
Economia & Lobby - 11 Maggio 2012
Fine del Centro
Bisogna capire cosa sono i terremoti elettorali in Francia, Grecia, Germania, Italia. Anche perché è solo un inizio, e sbagliare giudizio sarà pericoloso.
Io credo che abbiano un epicentro comune: si chiama rottura del patto sociale europeo.
Chi l’ha prodotta? Una rivoluzione, quella dei banchieri, cioè il passaggio finale, formale, della politica nelle mani della finanza internazionale, di quelli che Luciano Gallino chiama i “proprietari universali”.
I popoli europei, raggirati prima e adesso bastonati senza pietà, cominciano a reagire. Per ora confusamente. Ma cominciano a capire. E cosa vedono? Vedono che i partiti tradizionali, tutti, destra e sinistra, cui avevano fatto riferimento negli ultimi cinquant’anni, mancano all’appello.
Perché hanno tenuto bordone, hanno taciuto, sono complici. Per questo gli elettori li abbandonano (cominciano ad abbandonarli).
Cosa cercano? Risposte semplici, salvifiche. Quelli di destra scivolano verso il nazionalismo, il razzismo, la xenofobia. Emozioni forti, plebee. Quelli di sinistra anelano a, per ora vaghe, piattaforme di buon governo, più partecipazione, più democrazia. Tutti capiscono che le decisioni passano sopra le loro teste. Vanno alle estreme. Più si accentua la crisi, più queste tendenze diventeranno acute, e di massa. E’ la fine del centro.
In Italia è Beppe Grillo. In Germania sono i Pirati, i Verdi, la Linke. In Grecia è Syriza e Alba “tragica”. In Francia è Marie Le Pen, e Mélenchon (vincono ancora Merkel e Hollande, perché in Germania e Francia la crisi è ancora poco visibile e là i partiti tradizionali ancora non sono franati).
Siamo solo all’inizio. Poi cosa verrà? Se l’offensiva dei banchieri continua, che succederà? Loro, i banchieri, e i loro servi politici e giornalisti, dicono che poi verrà la crescita. Ma la crescita è impossibile senza investimenti. E investimenti non possiamo farne perché abbiamo permesso il pareggio di bilancio in Costituzione. Dunque ci restano due “speranze”: la prima è attingere al mercato internazionale della finanza, indebitandoci ancora di più. La seconda è privatizzare: cioè svendere tutte le proprietà dello Stato. A chi? A coloro che verranno con il denaro inventato al computer. Cioè ai “nove banchieri” che dominano il pianeta Occidente.
Il fatto è che, se siamo in questa situazione è perché siamo entrati in una crisi strutturale che non ha uscita. Siamo al capolinea. I banchieri sono diventati rivoluzionari non per caso. La catena di Sant’Antonio si è rotta e loro continuano a strattonarla. Adesso – dopo averci ipnotizzati tutti con il consumismo – si apprestano a costringerci al razionamento (che saranno loro a decidere come farlo).
Come se ne esce? Non so, francamente. Ma so che la prima cosa da fare è non pagare il debito usuraio che c’impongono (a tutti gli europei ormai). Secondo mettere fuori legge i derivati e mettere in galera quelli che interagiscono con gli offshore (vere organizzazioni criminali, come coloro che ci portano i soldi). Terzo, nazionalizzare subito le più importanti banche.
Keynes si può usare, per qualche tempo, ma non basterà a lungo, perché una crescita infinita in un sistema finito di risorse è impossibile. Questo è appunto il capolinea. Si scende.
Comincia una transizione. Ma questa politica, questi partiti, questi maggiordomi, non sono in grado nemmeno di concepirla. Sono pagati per non farla. Allora bisogna mettere mano a un comitato di salvezza nazionale che unisca tutte le forze popolari e che imponga (in base alla Costituzione, fino a che non la aboliranno del tutto) una svolta radicale. Arriva il “nazismo bianco”(ce lo annuncia Tremonti, uno che i nazisti bianchi li conosce bene). Se siamo capaci, bene, se non siamo capaci, peggio per noi.
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Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.