Il pentito Spagnuolo: "Il regista mandò 20 mila euro al vice di Setola". La Procura di Napoli, nelle prossime settimane, ascolterà il regista su questa vicenda. Nel corso degli ultimi anni quattro attori della pellicola sono finiti in manette
“Senza il pizzo Gomorra non lo avrebbero girato”. L’affiliato alla camorra Oreste Spagnuolo racconta la sua vita tra omicidi ed estorsioni. È un fiume in piena, un killer che dopo crimini atroci pare volersi vuotare l’anima. Ma tra le centinaia di pagine di deposizioni ecco che un nome fa compiere un salto sulla sedia agli inquirenti: Matteo Garrone. Il regista di Gomorra, pronto a sbarcare a Cannes, secondo Spagnuolo sarebbe stato vittima di un’estorsione della camorra. Di più, nei verbali, Spagnuolo parla di Garrone che avrebbe incontrato un camorrista agli arresti domiciliari. Riferisce, lo mette nero su bianco in un libro, che sarebbero stati pagati ventimila euro per girare il film. Così il regista sarà ascoltato dagli inquirenti.
“GOMORRA” (tratto dal libro di Roberto Saviano) dopo aver incassato oltre 10 milioni e consensi unanimi non conosce pace. Fantasie o una realtà che in terra di camorra pare più fervida dell’immaginazione? Di sicuro è riportato nella deposizione di Spagnuolo, killer dell’ala stragista dei Casalesi guidata da Giuseppe Setola. Non parliamo di uno stinco di santo, ma di uno dei protagonisti della strage di Castelvolturno. Un camorrista cresciuto in una famiglia borghese del Vomero. Ma dopo l’arresto nel settembre 2008 ecco la trasformazione: diventa gola profonda. Un pentito ritenuto credibile dai pm della Dda di Napoli (Cesare Sirignano, Giovanni Conzo, Catello Maresca, coordinati da Franco Roberti prima e poi da Federico Cafiero De Raho). Grazie anche ai racconti di Spagnuolo sono finiti in galera i suoi compagni di sangue e di pizzo, fino al capo Setola. Spagnuolo racconta la terribile storia dei casalesi. Ma si sofferma anche sugli incontri che, dice lui, sarebbero avvenuti tra Alessandro Cirillo, numero due del clan, e Garrone. Il regista, sostiene Spagnuolo, avrebbe incontrato Cirillo quando quest’ultimo era ai domiciliari. Spagnuolo sostiene di aver saputo degli incontri da Cirillo, detto “o’ sergente”, il vice di Setola che oggi sconta l’ergastolo. Nel libro “Confessioni di un killer”, edizioni Ancora del Mediterraneo, scritto dalla giornalista Daniela De Crescenzo, Spagnuolo ripercorre la sua vita criminale tra omicidi ed estorsioni. E racconta che per girare Gomorra sarebbero stati pagati ventimila euro al clan: “Chiedevamo la tangente a tutti, ci siamo fatti pagare perfino da Garrone“. Spagnuolo spiega: “Quello (Garrone, ndr) a Castel Volturno ha girato l’Imbalsamatore nel quale recitò Bernardino Terracciano, uno dei nostri che intascò ottomila euro”. Il boss pentito continua: “Prima di cominciare le riprese il regista andò a casa di Cirillo, che all’epoca stava ai domiciliari, per mettersi d’accordo. Garrone gli mandò ventimila euro e le riprese girarono lisce come l’olio. Un bel guadagno”.
IL TRAMITE tra Cirillo e Garrone sarebbe stato Terracciano che ha recitato nel film Gomorra e ancor prima, racconta Spagnuolo, nell’Imbalsamatore, altro film capolavoro di Garrone. Dopo Gomorra, Terracciano è stato arrestato e condannato per associazione camorristica. “Terracciano”, raccontano gli investigatori, “ha provato a difendersi spiegando di non aver niente a che fare con Setola, ma di averlo incontrato quando era latitante solo perché o’ cecato voleva vedersi con Garrone“.
Il Fatto ha chiesto a Spagnuolo conferma delle sue dichiarazioni. Il killer pentito è categorico: “Senza pagare il pizzo non si poteva girare il film”.
E gli incontri tra Garrone e Cirillo? E quei ventimila euro?“Sono in corso indagini, devo rispettare il segreto istruttorio”.
La Procura di Napoli, nelle prossime settimane, ascolterà il regista su questa vicenda. Calunnie e fango sul film Gomorra? Lui, Garrone, che cosa risponde? Il Fatto gli ha chiesto se davvero ci siano stati gli incontri a casa Cirillo: “Non ho nulla da dire”, ha risposto. Un destino tragico quello di Gomorra, film così aderente all’inferno della mala tra le vele di Scampia e il litorale domitio che non si distingue più tra finzione e realtà. Gli attori sono ragazzi e camorristi, chiamati a recitare la loro vita. E alla fine in prigione ci vanno davvero. Quattro attori arrestati in tre anni. Il primo fu proprio Bernardino Terracciano. Nel film faceva la parte dell’estorsore Zi’ Bernardino. Stesso nome per personaggio e attore. Poi Salvatore Fabbricino, ritratto dalle cineprese di Garrone, ma anche dalle telecamere dei carabinieri. Osservando le immagini, il pentito Antonio Prestieri ha indicato Fabbricino come suo “dipendente”.
GIOVANNI Venosa in Gomorra era il camorrista che condannava a morte due ragazzini che spacciavano rifiutando l’autorità del boss. La realtà racconta di soggiorni in case di recupero del Nord Italia e di ripetuti arresti. L’ultimo per pizzo. Nicola B. sembrava che ce l’avesse fatta. Si era iscritto a un istituto tecnico. Raccontava: “Ero uno di quei giovani senza speranza che credono di avere davanti una sola strada, la delinquenza”. Pochi mesi fa, però, lo hanno beccato di nuovo con un sacchetto di droga. Agli investigatori che gli mettevano le manette ha detto: “Ho recitato in Gomorra”. Una garanzia.