I giornalisti del quotidiano in crisi da tempo spiegano di aver "avviato una trattativa e per la prossima settimana è stato fissato un incontro. Oggi la comunicazione inattesa". Appello di Ferrero e Pardi: "L'impossibile per salvare la testata"
I liquidatori del Manifesto, da febbraio in liquidazione coatta amministrativa, hanno inviato una fax alla redazione del quotidiano in cui comunicano la cessazione dell’attività aziendale e richiedono la concessione del trattamento straordinario di integrazione salariale per 12 mesi. A renderlo noto la stessa redazione.
”Oggi in redazione abbiamo ricevuto un fax che non aspettavamo – si legge sul sito internet del quotidiano – Recita così: ‘Oggetto: Comunicazione cessazione attività aziendale e richiesta concessione trattamento straordinario di integrazione salariale’. Ce lo inviano i nostri liquidatori: da febbraio siamo con i conti bloccati”. “Con i liquidatori – si legge ancora – abbiamo avviato una trattativa e per la prossima settimana è stato fissato un incontro. Oggi il fax inatteso: ‘Si comunica che è stata decisa la cessazione della complessiva attività aziendale della cooperativa Il manifesto in Liquidazione Coatta Amministrativa’. Solo un ‘passo’ formale per avviare la trattativa al ministero? Forse, ma non ci rassicura il resto del fax, in cui si parla di una cassa integrazione di 12 mesi per tutti i lavoratori”.
“Domani sul giornale troverete tutti i particolari – afferma ancora la redazione – Intanto chiediamo ancora il vostro sostegno, che in questi mesi è stato importantissimo, sia per i nostri conti che per la continuazione di questa esperienza politica. Cerchiamo di continuare a fare informazione in una situazione che è molto difficile per ciascuno di noi”.
”L’annunciata chiusura del Manifesto rappresenta una gravissima e ulteriore ferita alla libertà di stampa in questo paese – dichiara il segretario del Partito della Rifondazione comunista, Paolo Ferrero – In particolare i tagli del governo stanno portando alla chiusura le diverse testate della sinistra: prima Liberazione e poi adesso il Manifesto. Proponiamo ai compagni e alle compagne del Manifesto di costruire insieme tutte le iniziative di mobilitazione possibili per attenere finanziamenti adeguati a garantire la libertà di stampa e la riapertura delle nostre testate: dal Manifesto a Liberazione ai vari giornali veri che sono obbligati a chiudere a causa dei tagli governativi”.
Appello al quale aderisce anche il deputato dell’Italia dei Valori Francesco Pardi: “Il Manifesto non deve chiudere.Faccio appello alla società civile e al Parlamento perchè una testata storica non chiuda i battenti. C’è la possibilità di tagliare, con la riforma della legge sull’editoria, decine di testate che di fatto non esistono e non vendono neanche una copia in edicola, mentre per quelle che hanno una storia e un seguito, in crisi per il solo fatto di non avere grandi gruppi editoriali alle spalle, va fatto l’impossibile. Mi impegnerò personalmente in Senato per trovare una soluzione in fretta prima che i liquidatori, che da febbraio hanno messo in amministrazione coatta il Manifesto e che oggi hanno annunciato alla cooperativa le loro intenzioni, possano decretarne la chiusura definitiva”.