In questi ultimi giorni, oltre all’apprensione per lo spread, due “elementi” sono stati messi in evidenza dai mass media: i suicidi legati all’assenza di un lavoro e le donne vittime di omicidi, 55 da gennaio ad aprile di quest’anno.
Tutti sono indignati per il dilagante fenomeno delle violenze sulle donne, che, fortunatamente, non sempre sfocia nel loro assassinio, altrimenti registreremmo numeri “da guerra civile”.
Ma ci siamo mai chiesti quale sia l’origine queste violenze? Cosa facciamo affinché si interrompa questa catena dell’odio e della sottomissione delle donne all’uomo?
In quartieri come Brancaccio, Falsomiele, San Filippo Neri (più noto come Zen) molte donne vivono sottomesse sin dalla tenera età, costrette a soddisfare i bisogni del “Maschio” di casa, che prima è il padre, e poi il marito o il compagno.
Il comitato “Se non ora quando” ha fatto bene a raccogliere 20.000 firme contro la violenza sulle donne, ma la lente d’osservazione va spostata, a partire dall’infanzia delle future donne – se gli uomini le fanno arrivare all’età adulta – e non puntata solo al momento-culmine della violenza, ovvero all’assassinio. La donna uccisa è, infatti, la punta dell’iceberg, è un fenomeno che ha radici profonde nella cultura della nostra terra.
Dobbiamo intervenire a scuola, attraverso la realizzazione di progetti come quelli finalizzati alla diffusione dei valori della legalità, che mirano a creare una cultura differente nelle giovani generazioni. Per quanto riguarda la politica, non si possono mettere le donne nelle liste solo perché vi è una legge che lo impone. Questa “disattenzione” culturale sulle donne va subito eliminata, costi quel che costi.
Gli uomini Maschi vanno educati a riconoscere nelle donne l’origine della loro vita, l’altra faccia della loro vita, l’altra faccia della loro persona, il completamento del loro essere uomini veri.