L’operazione spending review è in corso e anche al ministero della Sanità cercano di individuare dove fare qualche taglio o ridurre i costi. Il ministro della Salute Renato Balduzzi, dopo essersi visto saltare per ora la tassa sulle bibite gassate, annuncia una vera e propria rivoluzione della sanità come la conosciamo. Addio al ticket: chi dovrà comprare farmaci, sottoporsi a interventi o fare delle analisi pagherà tutto e subito; l’idea è di far anticipare agli utenti i costi sanitari fino a un tetto che verrà calcolato in base al reddito di ciascuno. Una volta sfondato il limite della franchigia, non si dovrà sborsare più un euro. Il ministro spiega: ”Stiamo pensando a una forma di franchigia che avrebbe tanti vantaggi, e lavorando per ridurre gli svantaggi, per rimodulare il sistema dei ticket”. Per Balduzzi sarebbe una soluzione per “il problema delle esenzioni non legate al reddito e risponderebbe ai criteri di trasparenza, equità e tendenziale omogeneità. Perché prevede che ciascun cittadino paghi fino a una certa soglia, modulata sul reddito superata la quale il servizio sanitario si fa carico di tutto”.
Il limite di spesa di ciascuno verrà calcolato in base a uno studio dell’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), nel quale si ipotizza di fissare la soglia al 3 per mille del reddito lordo. Chi percepisce 20mila euro lordi annui pagherà quindi prestazioni sanitarie fino a 60 euro, e così via. La franchigia verrà azzerata ogni dodici mesi e a tenere i “conti” sarà una speciale tessera sanitaria dotata di un chip che registrerà le transazioni. Se ora alcuni sono esentati totalmente dalle spese sanitarie, come chi guadagna meno di 36 mila euro all’anno, i malati cronici, gli invalidi, con il nuovo sistema toccherà pagare anche a loro.
Questa ristrutturazione dei ticket però dovrà passare al vaglio delle Regioni in vista del tavolo sul patto per la salute e sembra non sarà un cammino facile. Luca Coletto, coordinatore degli assessori regionali alla Sanità la boccia in toto: “Ipotesi da scartare, colpirebbe tutti indistintamente, sarebbe la riedizione della tassa sulla salute degli anni ’90”. Mentre dalla Cgil il segretario confederale Vera Lamonica, e il responsabile politiche della salute Stefano Cecconi ritengono che il ministro scappi dal dialogo: “E’ una fuga in avanti che azzera la discussione su come rendere più equo l’attuale sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria a carico dei cittadini”. Mentre sui tagli alla sanità i due sindacalisti precisano: “Il servizio sanitario nazionale, è strangolato da 17 miliardi di tagli lineari in tre anni, e ora nel mirino di una spending review che annuncia nuovi tagli anzichè aprire il confronto richiesto, il ministro annuncia manovre sui ticket vecchi e nuovi (che non vengno affatto aboliti, anzi aumentano: con le manovre finanziarie si aggiungono altri due miliardi di nuovi ticket) e oltretutto preconfezionate, i cui esiti in termini di equità sono tutti da dimostrare”.