Questa sera al teatro romano un appuntamento fra sound, teatro e letteratura. Un'occasione di rivincita nel confronti del Concertone da cui l'orchestra era stata esclusa
Roma. Sabato 12 maggio la Med Free Orkestra suonerà all’Ambra Jovinelli per un appuntamento multimodale fra sound, teatro e letteratura. Ad affiancare i musicisti che, da tutto il mondo, hanno aderito a questo progetto internazionale, saliranno sul palco anche altri artisti di caratura importante come Nando Citarella e i Controtamburi, Erri De Luca, Ennio Fantastichini, Greg, Alessandro Haber, I Mammooth, Mbarka Ben Taleb, Fausto Mesolella, Angelo Olivieri, Andrea Rivera, le Zampogne del Cilento e molti altri.
L’appuntamento è un modo per raccontare le musiche diverse del Mediterraneo, certamente, ma anche per prendersi la (meritata) rivincita contro il mancato appuntamento al Primo Maggio. Per chi non avesse seguito la querelle, infatti, la Med Free Orkestra era seconda in classifica degli ascolti pubblico del sondaggio lanciato dall’Organizzazione del Primo Maggio 2012. Ma sul palco di Piazza San Giovanni non è mai salita: perché? A rispondere direttamente loro, dal bel teatro romano, con la loro voce e la loro musica, sostenuti dalla regia di Felice V. Bagnato e dalla consulenza letteraria di Elettra Pierantoni.
La line up comprende un bel po’ di talenti: Paolo Montin (clarinetto e direzione), Martina Pelosi (voce), Jaime Eduardo Seves Balmanceba (chitarra classica e voce), Livia Mancusi (violino e voce), Gabriele Gagliardini e Ismaila MBaje (percussioni), Igur Sustin (trombone), Giancarlo Romani e Francesco Fiore (trombe), Dario Volante, Roberta Togni, Javier Camarda (sassofoni), Ivano Sferrazza (basso elettrico), Luca Pichi (batteria), Roberto Nicoletti (chitarra), Pejman Tadayon (Oud, Saz e Voce). Musicisti che formano un collettivo global a tutti gli effetti, visto che, declinandosi in musica, teatro e letteratura, il viaggio musicale percorre tutto il Mediterraneo. “Una stazione composta di binari e culture differenti – spiega il direttore, Paolo Montin – che incontrandosi danno voce agli eterni spostamenti dei migranti. Andando e tornando con la memoria alle proprie radici, come in una marea, i suoni, le parole e le immagini del Mediterraneo bagnano i piedi degli spettatori, catturati dalla grande rete del nostro mare”.