Sono 230 i farmaci in più che potranno essere venduti da parafarmacie e supermercati. Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha infatti firmato il decreto con la lista (stilata con l’Agenzia italiana del farmaco) dei medicinali che escono dalla fascia C, cioè a totale carico del cittadino, e si potranno così acquistare senza ricetta medica fuori dalle farmacie, per effetto del decreto Salva Italia. Tra questi ci sono farmaci contro l’herpes labiale, antinfiammatori da applicare sulla pelle e colliri antiallergici. Ma, come denuncia il Coordinamento delle Parafarmacie-Forum delle parafarmacie, questa lista è un bluff, perchè la maggior parte di questi farmaci già erano disponibili sui loro scaffali da tempi e alcuni sono totalmente in disuso.
“La maggior parte dei medicinali che lasceranno la fascia C per essere venduti nelle parafarmacie senza ricetta medica, il cosiddetto delisting, sono farmaci totalmente in disuso – spiega il coordinamento – tanto che qualcuno pensava fossero già stati ritirati dal commercio. E’ stato questo il criterio utilizzato dall’Aifa nello stilare la lista”. Numeri alla mano, spiega il Coordinamento, i medicinali che fanno parte della lista sono “230 su oltre 5.300 analizzati dall’Aifa, dunque un modesto 4%. In particolare, dei 20 farmaci di fascia C più venduti, uno solo è presente nella lista. In termini di fatturato il peso dei 230 farmaci è al di sotto del 6%”.
Si capisce quindi che il loro giudizio sia negativo sul provvedimento. “Ci aspettavamo molto di più – spiega Giuseppe Scioscia, presidente del Forum delle Parafarmacie – Si parlava di una lista corposa e invece ci hanno dato quello che già avevamo. Antivirali, antifungini e antinfiammatori già li vendevamo infatti”. Alla farmacia ‘tradizionale’ è rimasta infatti la fetta più consistente, tra cui i medicinali stupefacenti, gli iniettabili, i medicinali del sistema endocrino e di tutti i medicinali per cui è previsto il regime della vendita dietro presentazione di ricetta medica da rinnovare volta per volta. In altre parole, resteranno da somministrare solo con la prescrizione del medico, anche se sulla ‘ricetta bianca’, medicine come gli anticoncezionali o la pillola del giorno dopo (facendo contenti gli ambienti vaticani, che temevano una loro uscita dal circuito delle farmacie) o gli antidepressivi (ad esempio il tavor).
Il ministero non ha mancato di sottolineare come “ora i cittadini potranno trovare prodotti di largo uso come “antivirali per uso topico a base di acyclovir, antimicotici vaginali prodotti per la circolazione, colliri antiallergici e antinfiammatori per uso topico”. Ma lo scontento rimane tra i titolari di parafarmacie. Del resto quello dei farmaci di fascia C è un mercato prezioso, che fa gola a molti visto che rappresenta 3,2 miliardi di euro l’anno. Per questo le farmacie, al momento di discutere il decreto Salva Italia si erano battute, aiutate dai partiti, per restringere l’area dei farmaci vendibili senza ricetta. Cosa in cui sono riuscite, perchè dalla formulazione iniziale il decreto ha poi allargato la tipologia di farmaci esclusi dalla liberalizzazione anche a quelli del sistema endocrino come la pillola, e quelli iniettabili. “Fare una liberalizzazione che riguarda solo i farmaci senza ricetta – aveva commentato il senatore del Pd, Ignazio Marino – è come non farla”.
Le parafarmacie però non si arrendono. “Noi continueremo a lottare, ma a questo punto per arrivare a vendere tutti i farmaci di fascia C con la ricetta – conclude Scioscia – Con questo governo non credo che ci saranno altri passaggi. Può darsi che i giochi si riaprano dopo le elezioni”.