“Domani c’è il consiglio federale e lì si dirà qualcosa”. A un giorno dalla riunione di via Bellerio che dovrebbe sancire il raggiungimento di un accordo tra Umberto Bossi e Roberto Maroni in vista del prossimo congresso della Lega nord a fine giugno, l’ex ministro degli interni è arrivato a Cesena per il congresso del partito in Romagna e con un sorriso ha dribblato la domanda più attesa. Ieri pomeriggio era infatti trapelata la notizia di un incontro tra Bobo e il Senatur che avrebbe portato a un patto per cui al vecchio leader andrà la presidenza, mentre il capo dei barbari sognanti prenderebbe in mano la segreteria federale e quindi il partito.

 Di sicuro per Maroni, che ha tenuto una lunga conferenza stampa in questo estremo lembo meridionale del ‘regno padano’, non ha mancato ancora una volta di segnare le distanze dall’era di Bossi. “Siamo sereni e pronti a rilanciare il movimento. Riteniamo chiusa una stagione della Lega nord. Anche se potranno esserci degli strascichi per un po’, quella dei soldi in Tanzania e dintorni è una pagina chiusa che riguarda la Lega del passato, noi adesso guardiamo alla Lega del futuro, la Lega 2.0. Partiremo dal congresso federale che sancirà una svolta”.

Dunque pagina chiusa, e la conferma sembra arrivare quando Bobo Maroni parla del simbolo del movimento e di quella scritta Bossi, che da anni vi campeggia. Nei giorni scorsi uno dei fondatori del Carroccio, il senatore Giuseppe Leoni era uscito dal suo solito silenzio sostenendo che il simbolo fosse intoccabile senza il permesso dei suoi proprietari come da notaio: lo stesso Leoni, Umberto Bossi e sua moglie, Manuela Marrone. Oggi Maroni ribatte. “I simboli, da statuto, appartengono al movimento. È cambiato in tanti anni. Prima sotto c’era la scritta Padania, oggi quella di Bossi”. E qui l’ex capo del Viminale conclude sibillino: “Il simbolo evolve”.

Poi Bobo è costretto a tornare sulle questioni giudiziarie. Prima la storia delle “donazioni” chieste ai parlamentari, sulle quali sta indagando la procura di Forlì che nei giorni scorsi ha inviato in via Bellerio anche la polizia giudiziaria per una perquisizione. Per i magistrati potrebbe trattarsi di una vera e propria compravendita del posto in parlamento. “Questa tecnicamente è una stronzata, quei soldi sono una donazione volontaria che tutti i parlamentari fanno e che io stesso faccio da 20 anni”, ha detto Maroni. Poi difende il segretario romagnolo, il deputato Gianluca Pini, indagato sempre dalla procura romagnola. “La sua rielezione al congresso romagnolo di oggi sgombra il campo da tutte le insinuazioni che lo riguardano e che non hanno alcun fondamento”.

Poi continua: “Mi sembra tutta aria fritta che peraltro non tocca la sua azione politica. È chiaro che chi ha messo in moto il meccanismo sapendo che era tutto falso sarà chiamato a rispondere, così come chi ha accusato la Lega di aver preso tangenti da Finmeccanica è già stata denunciato e gli abbiamo chiesto 10 milioni di euro di danni”.

 Il leader in pectore del Carroccio ne ha anche per la magistratura. “Non possiamo accettare che qualcuno si comporti in modo scorretto. L’altro giorno ho parlato con il vicepresidente del Csm (Pasquale Vietti, ndr) e abbiamo fatto una denuncia”. Il riferimento è all’articolo di qualche giorno fa in cui si riportava un interrogatorio della segretaria amministrativa della Lega avvenuto proprio alla procura di Forlì. “La magistratura non può pensare di giocare con noi inventando cose inesistenti”.

Maroni poi parla dell’allarme terrorismo e degli attacchi a Equitalia: “È un esperimento fallito. Non funziona e crea disagio. Le reazioni violente, che io condanno, dovrebbero però far pensare. Non si tratta di terroristi o pericolosi criminali. Quelli hanno gambizzato Adinolfi di Finmeccanica”. Troppo centralizzata, troppo lontana questa agenzia per capire i problemi dei cittadini e dal contesto di crisi in cui vivono. Anche la politica romana è troppo lontana, e per questo, alla fine dell’intervista Bobo rilancia. “Non è detto che non passi presto la linea di non candidarci alle elezioni politiche e non mandare più i nostri rappresentanti al Parlamento”.

Infine una battuta sulle ultime notizie riguardanti Renzo Bossi e l’uso che avrebbe fatto a lungo dei soldi del partito per faccende personali. Notizie trapelate dai due accompagnatori del Trota: “Bisognerebbe scegliersi al meglio gli autisti”, ha ironizzato Maroni.

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