“Il paese è segnato ora da una profonda tensione sociale per la crisi, la mancanza di lavoro, la difficoltà di fare impresa”. Mario Monti, a Rondine Cittadella della Pace per l’incontro con i giovani provenienti dalle aree a rischio guerra, dà la sua ricetta per uscire da un momento così critico: “Non arrendersi” ora, fare “uno sforzo comune”, sforzo che “deve basarsi su un’equa ripartizione del carico”.
“E’ inevitabile che nella fase attuale cresca il disagio sociale, che la precarietà alimenti un senso di malessere e che ci siano segni a volte gravi di incrinatura nella coesione sociale”, ha spiegato il premier invitando poi ad affrontare “con convinzione e coraggio la crisi economica che altrimenti può diventare una crisi di cultura e di valori”.
“Nessuno accetta volentieri i sacrifici e le restrizioni economiche. Si tende a diffidare degli altri, che sembrano sempre meno colpiti, o più fortunati. L’insicurezza genera ripiegamento su se stessi, frustrazione, rabbia, aggressività, al bar, per strada, a scuola, in fabbrica, in uno ospedale o in un consiglio comunale ma – ha sottolineato ancora Monti – se continuiamo a guardarci con reciproco sospetto si alimenta la paura e si indeboliscono le nostre forze”
Sulle fibrillazioni interne alla maggioranza politica, il presidente del Consiglio è ironico: “Faccio stare a tavola, qualche volta anche in senso letterale” le forze politiche, perché “è il luogo in cui si sta con il nemico per rovesciare l’inimicizia”. Del resto, “le forze politiche che si sono aspramente combattute” hanno in comune “la forte volontà di lavorare per il bene del paese”, ed è “importante far scoprire loro che al di là di una crosta spessa e della legittima battaglia politica, c’è pero’ un sottofondo di grande impegno per il benessere collettivo del paese e questo sta venendo alla luce, con qualche momento di luce e qualche momento di ombra, ma oggi torno a Roma più contento del ruolo che mi è toccato di svolgere in questi mesi”.