Se temi i cambiamenti climatici sei come i peggiori criminali. Parola dell’Heartland Institute, centro eco-scettico di Chicago che, con una campagna pubblicitaria choc, paragona chi crede al climate change a psicopatici, dittatori e assassini di massa. Come Osama Bin Laden, Charles Manson o Fidel Castro. Tutti colpevoli di gravi crimini, o di ideologie avverse alla destra conservatrice americana che sta dietro l’istituto. Ma soprattutto di credere all’origine umana dei cambiamenti climatici. Quello dell’Heartland è stato un “esperimento deliberatamente provocatorio”. Che, però, potrebbe portare al fallimento della sua conferenza di fine maggio. A causa del “cattivo gusto” della campagna, infatti, diserteranno l’evento alcuni dei relatori invitati, ma anche importanti sponsor.

I più noti sostenitori dei cambiamenti climatici non sono scienziati, ma assassini, tiranni e pazzi. È quanto sottolinea l’Heartland Institute, ricordando che alcuni dei più noti criminali del mondo hanno sempre continuato “a credere nel riscaldamento globale”. “Ciò che questi assassini e folli hanno detto differisce di poco da quanto affermato da portavoce delle Nazioni Unite, giornalisti dei media mainstream e politici liberali sul global warming”, scrive l’istituto di Chicago sulla home page del suo sito.

Credere nel riscaldamento globale non è affatto intelligente, insiste l’Heartland, né tanto meno in buona fede: “In effetti, alcune persone molto folli usano ciò per giustificare il loro comportamento spaventevole e immorale”. Ma “state dicendo che chiunque creda nel global warming è un omicida di massa, un tiranno o un terrorista?”, si chiede da solo il Centro. “Certo che no”, è la pronta risposta: “Ma l’etica di molti sostenitori del riscaldamento globale è alquanto sospetta”.

Una trovata originale, che come previsto dai suoi ideatori ha fatto decisamente scalpore. Quel che non si era considerato, però, è che ora questa campagna pubblicitaria, durata solo 24 ore prima di dover essere chiusa, può costare molto caro all’Heartland Institute.

Ad una sola settimana dall’affissione di un manifesto in cui Ted Kaczynski (meglio noto come Unabomber) dice “Continuo a credere nel riscaldamento globale. E tu?”, il Centro ha infatti già perso sia diversi speaker attesi alla sua conferenza annuale (economisti e blogger notoriamente eco-scettici), che soprattutto finanziatori del calibro di General Motors (affidatasi al negazionismo dell’Heartland Institute fino al recente lancio della sua prima vettura elettrica) o Diageo (gigante londinese proprietario dei marchi Guinness, Smirnoff, Johnnie Walker e Moët & Chandon). E, a quanto pare, presto anche di Microsoft.

Il colosso informatico, che come molti suoi concorrenti sta cercando di comunicare al mondo intero quanto green sia diventato, si è subito dissociato dalla campagna dell’istituto che per anni ha finanziato con generose donazioni. “Microsoft crede che i cambiamenti climatici siano un problema serio che richiede un’attenzione immediata a livello mondiale”, scrive la corporation di Redmond: “La posizione dell’Heartland Institute sul cambiamento climatico è diametralmente opposta a quella di Microsoft, e siamo in completo disaccordo con questa sua campagna di cattivo gusto”.

“Questo tabellone è stato deliberatamente provocatorio, un tentativo di ribaltare la situazione utilizzando le stesse tattiche degli allarmisti climatici, ma dando il messaggio opposto”, afferma il presidente dell’Institute, Joseph Bast: “È interessante che l’annuncio provochi reazioni più forti rispetto a quando i leader allarmisti paragonano i realisti climatici ai nazisti, o dichiarano che questi stanno imponendo ai nostri figli una condanna a morte di massa”. “Quello che stiamo facendo è un esperimento”, conclude Bast: “Non ci scusiamo per l’annuncio, e continueremo a sperimentare nuovi modi per comunicare il messaggio realista sul clima”.

Questo “esperimento”, però, ha già causato e causerà all’istituto perdite ingenti. Il denaro che non gli verrà più destinato, infatti, potrebbe rovinare i suoi ambiziosi piani di aumentare del 67% la raccolta fondi del 2012, passando da 4,6 a 7,7 milioni di dollari. Non solo: se per quest’anno il think tank di Chicago prevedeva un incremento di donazioni dalle grandi compagnie del 170%, sembra invece che dovrà ricominciare a guardare al di fuori del mondo del business tradizionale. Per tornare a bussare alle porte di fondazioni di sua conoscenza, come quelle gestite da realisti del clima come i miliardari del petrolio Koch.

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