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Dalla Bloody Sunday ai moralizzatori a mano armata. Derry è “la città della paura”

La città, un tempo epicentro dello scontro tra repubblicani e unionisti, è oggi terreno per le azioni del RAAD, acronimo di Republican Action Against Drugs. Con lo scopo di "ripulire" la città dagli spacciatori, nel 2011 sono stati 85 i feriti da arma da fuoco. E almeno 200 persone sarebbero "in esilio" per paura di ritorsioni

Almeno 200 giovani sono stati obbligati a lasciare Derry, città al confine fra l’Irlanda del Nord e la Repubblica d’Irlanda, in seguito alle azioni “punitive” del RAAD, la Republican Action Against Drugs. Numeri ufficiali diffusi dalla polizia lo hanno rivelato: oltre agli “esiliati”, spesso spacciatori di droga e piccoli criminali, le azioni di questo gruppo di vigilantes “moralizzatori” nel solo 2011 hanno portato a 85 feriti da arma da fuoco, diversi sequestri lampo e pestaggi. E ora le personalità di spicco del movimento per una Irlanda unita prendono le distanze da questo gruppo che agisce nell’anonimato ma che, come molti ammettono, non esisterebbe senza un sostanziale appoggio della popolazione locale.

Il RAAD agisce soprattutto a Derry e nelle aree vicine, al di qua e al di là del confine. Obiettivo di questo gruppo di paramilitari – ignoto il numero degli appartenenti – è “estirpare” da queste aree già martoriate da anni di vera e propria guerra problemi come la droga, lo spaccio e le attività criminali correlate. I giornali britannici, ora, Guardian in testa, lanciano una campagna per il boicottaggio delle azioni dei vigilantes. E Martin McGuinness, vice primo ministro dell’Irlanda del Nord, parlamentare dello Sinn Féin e negoziatore negli anni del terrore fra IRA e MI5, l’apparato britannico dei servizi segreti, dice che «chiunque sappia qualcosa e conosca nomi e profili dei membri del RAAD deve avvisare le autorità e consentirci di porre dei limiti alle loro attività». Una chiamata alla “delazione” che tabloid di destra e giornali conservatori, ora, in Gran Bretagna, giudicano un po’ “tardiva”. Il gruppo di “moralizzatori”, infatti, nasce già alla fine del 2008. Da allora, non è passato mese senza attentati alle case di presunti o accertati spacciatori. Gli strumenti preferiti sono le bombe artigianali confezionate con tubi idraulici. Oltre, chiaramente, alle armi da fuoco, che hanno causato, il 9 febbraio di quest’anno, persino la morte di Andrew Allen, un 24enne già minacciato dal RAAD per le sue presunte attività legate alla droga, colpito all’interno della sua casa da un proiettile sparato da una finestra. Ora la madre del giovane porta avanti una sua personale battaglia contro il gruppo. E, intervistata dal Guardian, dice: «Derry è diventata la città della paura».

A poco servirà, in questo contesto, l’aver nominato Derry “capitale britannica della cultura” per il 2013. La situazione nella cittadina è a dir poco caotica, al punto che nazionalisti (principalmente cattolici) e unionisti (soprattutto protestanti) non si sono mai messi d’accordo nemmeno sul nome da dare alla propria città. Derry per alcuni e Londonderry (nome dato dagli inglesi già nel 1600) per altri, questo centro urbano colpito dalla crisi e dalla disoccupazione più di altre zone dell’Irlanda è entrato nella storia anche per le vicende del 30 gennaio 1972, la Bloody Sunday, quando l’Associazione diritti civili dell’Irlanda del Nord (NICRA) organizzò una manifestazione pacifica che fu repressa nel sangue dai paracadutisti britannici. Quattordici morti in totale, 16 feriti e l’avvio di un’annata terribile persino per la storia della travagliata Irlanda del Nord. Nel ’72, infatti, ben 472 persone persero la vita.

Ora, appunto, le azioni del RAAD. I nazionalisti irlandesi hanno preso le distanze, ma il background del gruppo d’azione è sicuramente repubblicano, come molte inchieste hanno messo in luce. Intervistato, dietro anonimato, da un giornale di Derry, uno dei leader del gruppo disse: «La nostra attività non è assolutamente politica, né lo è la nostra agenda». E il vice primo ministro McGuinness recentemente ha detto: «I membri del RAAD sono nostri oppressori e oppressori degli abitanti di Derry». Ma rimane quell’aggettivo scomodo, “Republican”, e, soprattutto, sospetti di legami fra militanti dell’IRA e questi nuovi moralizzatori di una terra che fatica a trovare una vera pace. In un’intervista allo Strabane Chronicle, nel 2010, un portavoce del RAAD dichiarò: «I nostri volontari sono tutti repubblicani e tutti vogliono un’Irlanda unita e riappacificata».