I giudici della sezione civile, presieduti da Paolo Prat, hanno affermato che “i motivi di appello appaiono connotati da requisiti di serietà plausibili” e che “il grave danno (che subirebbe Formigli, ndr) appare logicamente plausibile e correttamente argomentato”
La Corte d’appello di Torino ha deciso di sospendere la condanna contro Corrado Formigli e la Rai a risarcire sette milioni di euro alla Fiat. Il Lingotto non potrà pretendere dal giornalista, ora in forza a La7, il pagamento, ma dovrà attendere la sentenza di secondo grado. La decisione è stata comunicata stamane agli avvocati dopo l’udienza di mercoledì 9 maggio. I giudici della sezione civile, presieduti da Paolo Prat, hanno affermato che “i motivi di appello appaiono connotati da requisiti di serietà plausibili” e che “il grave danno (che subirebbe Formigli, ndr) appare logicamente plausibile e correttamente argomentato”.
Tuttavia questa è solo una prima parte del processo di secondo grado partito dalla causa intentata dalla Fiat contro il servizio di Formigli sull’Alfa Romeo MiTo. La prossima udienza sarà il 6 luglio, quando si discuterà sul merito dei fatti. Sono molti i nodi che gli avvocati della difesa solleveranno per ribaltare la decisione del Tribunale di Torino con la quale il giudice di primo grado Maura Sabbione ha definito diffamatorio il servizio di Annozero sull’Alfa MiTo (trasmesso il 2 dicembre 2010) obbligando ora la Rai e il giornalista a versare sette milioni di euro nelle casse del Lingotto per i danni patrimoniali e d’immagine, più le spese accessorie.
Per il secondo grado del giudizio la difesa non sarà in mano a un solo avvocato, ma sarà affidata a più professionisti. Ad affiancare Formigli, autore del servizio, resta l’avvocato torinese Natalia Ferro. Per la Rai, condannata come responsabile del danno morale del suo dipendente, c’è un nuovo innesto: l’azienda ha deciso di affidarsi a un importante studio civilistico di Torino, ma – nonostante i tentativi e le telefonate – l’ufficio “Affari legali” della Rai non ha mai fornito una precisazione sulla questione e sui motivi della decisione.
Saranno molti i rilievi critici che le difese potranno sollevare sulla sentenza. Per il momento però si sa solo che, secondo alcuni, la condanna sarebbe stata fatta in assenza di prove, senza un danno reale alla Fiat e senza un rapporto tra il danno e il risarcimento. Per quantificare danni e rimborsi in primo grado il giudice Sabbione affidò la consulenza tecnica d’ufficio a tre professori del Politecnico di Torino (fondato da Giovanni Agnelli, creatore della Fiat), tra cui l’ex rettore e attuale ministro dell’Istruzione Francesco Profumo. Come si legge nel documento, i tre esperti avevano stabilito che il servizio di Formigli aveva provocato un cambiamento “nella percezione dei clienti, pari all’1,2% dei telespettatori” e che questo cambiamento fosse “coerente con una discontinuità di risultati in termini di minori immatricolazioni”, un calo di vendite per 1,8 milioni di euro. Come già rilevato da più commentatori dopo il verdetto, “da statistiche, il risarcimento massimo sancito a favore di una madre di un bambino morto è di circa 300mila euro. Alla Fiat dovranno andare sette milioni per un danno ‘non patrimoniale’ e un danno economico”, spiega una fonte che conosce la vicenda e vuole rimanere anonima.
C’è un altro aspetto su cui si discuterà di nuovo: la Fiat non avrebbe sfruttato i normali mezzi a disposizione per rettificare le informazioni. Come spiega la fonte, Formigli aveva invitato l’ad Sergio Marchionne o un altro uomo del Lingotto a confrontarsi con il leader della Fiom Maurizio Landini durante la puntata del 2 dicembre 2010, ma nessun dirigente dell’azienda torinese ha accettato. Così la redazione di Annozero aveva offerto alla Fiat di partecipare alla puntata immediatamente successiva a quella del servizio trasmesso, ma la risposta è stata negativa, non ha accolto neanche l’offerta di replicare in un’altra maniera ed è passata subito alle vie legali.