Martedì ore 14, tutti invitati tranne i nazionalisti di Alba dorata: appuntamento, col destino e con l’euro, rimandato di poche ore per la Grecia che tiene in ansia borse e mercati di tutto il mondo. Al termine del vertice durato più di settanta minuti presso il Proedrikò Megaro, convocato dal capo dello stato Papoulias per scongiurare elezioni e tentare la formazione di un governissimo, la risposta certa ancora non c’è.

Samaras (Nea Dimokratia), Venizelos (Pasok) e Kouvelis (Sinistra democratica) hanno discusso senza trovare l’accordo. Il nodo permane la partecipazione del Syriza di Tsipras che Kouvelis valuta come indispensabile. Ma di contro il giovane leader della sinistra radicale non è intenzionato a scendere a compromessi con socialisti e conservatori perché li reputa direttamente responsabili della situazione attuale, e della contrattazione al ribasso del noto piano con la troika, quindi non metterà a disposizione “la stampella” dei suoi 52 seggi, guadagnati in virtù del 16% di consensi ottenuti alle elezioni di sette giorni fa. Ancora impasse, dunque? Sì, anche se lo stesso Samaras uscendo dall’elegante palazzo presidenziale, antica residenza del Re Costantino II di Grecia, si è lasciato sfuggire che una flebile speranza potrebbe risiedere nei 33 seggi degli Indipendenti Greci guidati da Kammenos, che potrebbe decidere di dire sì alla truppa dei “professori” ellenici, chiamati al capezzale del paese e dell’eurozona.

I giochi sono tutt’altro che chiusi, dal momento che lo stesso Kouvelis ha messo in discussione le modalità con cui scegliere personalità dall’alto profilo. Il presidente della Repubblica dunque sceglie il modello italiano. E propone un esecutivo di tecnocrati in grado di affrontare il prossimo delicatissimo biennio, fino alle elezioni europee del 2014, per mettere al sicuro la permanenza del paese nell’euro e dare continuità al memorandum siglato con Bce, Ue e Fmi. Escluso dalla conversazione decisiva il leader dei nazionalisti di Chrisì Avghì, Nikolaos Mikalioliakos, protagonista in giornata di una seguitissima apparizione televisiva per un’intervista esclusiva sul canale Mega. “Il nostro obiettivo è di fare un governo di tecnocrati”, ha commentato Venizelos al termine del vertice dalla roccaforte del partito a Ippokratus. Ma il nodo è Syriza: il democratico Kouvelis, pur aprendo alla possibilità di un esecutivo di larghe intese, senza una precisa caratterizzazione politica, ma guidata da un nome alla Papademos (quindi, alla Monti) contemporaneamente vincola il suo “sì” alla presenza del Syriza. Ma il leader della Coalizione della sinistra radicale, Alexis Tsipras, ha declinato l’invito del capo dello Stato, ribadendo di non voler entrare a far parte di un governo che sposi altre misure di austerità imposte dalla troika continentale.

In caso di mancato accordo entro giovedì, giorno di insediamento del nuovo Parlamento, si andrà nuovamente alle urne. Di contro dal continente si riscontrano parole di fuoco: minacce verso Atene sono partite dal ministro delle Finanze austriaco Maria Fekter, secondo la quale “non si può uscire dall’euro, ma si può uscire dall’Unione”, dicendo addio non solo al conio unico ma anche a tutti i fondi strutturali dell’Ue. In un secondo momento, aggiunge, la Grecia potrà fare richiesta di rientrare, ma solo a seguito di un nuovo negoziato di adesione. Mentre un rapporto del Fmi sostiene che Lussemburgo e il suo sistema finanziario sono esposti a un eventuale ‘incidente politico’ nella zona euro. Sullo fondo rimane solo l’ottimismo della Casa Bianca, affidate alle parole del portavoce Jay Carney. L’Europa? “Ha compiuto passi molto importanti, ma deve compierne altri, gli europei sono in grado di gestire la crisi dell’Eurozona”. Basterà?

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