La notizia è di poche ore fa: il Presidente del Consiglio Mario Monti, dopo ripetute sollecitazioni, ha risposto al movimento #salvaiciclisti con una nota che recita così:
“Prima che Presidente del Consiglio sono stato un appassionato di ciclismo e un cicloamatore io stesso. Anche se non ho più, come un tempo, l’opportunità di muovermi in bicicletta come vorrei, conosco le problematiche che devono affrontare coloro che utilizzano la bicicletta per muoversi, soprattutto nelle grandi città.
La bicicletta è un mezzo di trasporto “intelligente”, sia dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia a livello economico, dato che riduce sensibilmente i costi legati alla mobilità urbana, sia, aspetto non meno rilevante, per la salute degli individui.
Come già fatto in Europa, finanziando diversi progetti legati alle piste ciclabili, anche in Italia è necessario riservare maggiore attenzione alla “mobilità leggera”. In questo senso il governo è impegnato a favorire politiche di mobilità sostenibile, anche con l’obiettivo di ridurre il tasso di incidenti stradali che coinvolgono i ciclisti.
Mi rendo tuttavia conto che molto resta ancora da fare.
Vi incoraggio dunque ad andare avanti, oserei dire a “pedalare”, per attirare l’attenzione su quanto si può fare a tutti i livelli per migliorare le condizioni di mobilità di chi usa la bicicletta per muoversi in città.”
Sia chiaro: se il Dott. Monti ha sentito l’esigenza di condividere questo suo pensiero è stato unicamente perché il movimento che si batte per strade più sicure e città più vivibili gode di un supporto tanto ampio da non poter più essere ignorato. I ciclisti in Italia hanno saputo unirsi per far fronte ad una problematica comune generando un movimento che non ha precedenti: dietro #salvaiciclisti non ci sono poteri forti pronti a sostenerne le istanze, ma c’è solamente la volontà di decine di migliaia di cittadini che, guidati dal buonsenso, sono pronti a chiedere cambiamenti puntuali alla politica.
A prescindere da quello che si possa pensare sui contenuti della proposta di #salvaiciclisti, credo che la lezione in materia di politica e di cittadinanza attiva sia alla portata di tutti coloro che la vogliano cogliere: il cambiamento è possibile, a patto di volerlo e di impegnarsi quotidianamente per raggiungerlo.
#salvaiciclisti ha creato un modello attraverso il quale è stato possibile mettere nell’angolo il Parlamento, i Comuni, le Province e le Regioni. È un modello replicabile all’infinito e che permette a tutti, dal basso, di denunciare quelle che sono le disfunzioni della politica e di proporre alternative.
Perché continuare a mugugnare e a farsi il sangue amaro se le cose possono essere cambiate?
La condizione per il cambiamento è solamente una: non è più possibile aspettare che siano gli altri a cambiare le cose. L’impegno in prima persona è una condizione necessaria.