Musica

Musica e calcio, l’innocenza della trasgressione

Un recentissimo ‘elzeviro’ del grande ‘saggio’ dell’estetica e della filosofia italiana, dell’ultracentenario Gillo Dorfles, uscito sul Corriere della Sera, sabato 12 maggio 2012, “I quattro filosofi di Liverpool, consente di mettere a fuoco, con ulteriori precisazioni” e implicazioni, il nesso filosofia-contemporaneità che considero imprescindibile. “I quattro filosofi di Liverpool sono la formula che Dorfles utilizza per riferirsi al gruppo dei Beatles”, oggetto anche di un raffinato studio di Massimo Carboni, “Analfabeatles, filosofia di una passione elementare”.

Alcuni dei temi portanti del lavoro sono dedicati al controverso rapporto tra musica popolare e musica ‘colta’ o ‘forte’ o, ancora, ‘elitaria’. Dorfles non commette la forzatura ingenua di ‘elevare’ la musica dei Beatles al livello di un Webern o di uno Strawinskij ma si limita a elencare alcune delle innovazioni del primo Jazz e delle più riuscite operazioni musicali dei Beatles. Nono credo si tratti di una comparazione – nonostante la demonizzazione adorniana che ha colpito la popular music – ‘intellettualmente’ scandalosa.

L’ ‘elzeviro’ di Dorfles, con l’implicito riconoscimento del valore ‘filosofico dei Beatles sta esattamente sullo stesso pino di quello, altrettanto raffinato, dedicato dalla sorella di Giacomo Leopardi, Paolina, nel settembre del 1837 al significato ‘filosofico’ della vita e della musica del più grande compositore di tutti i tempi, Wolfgang Amadeus Mozart.

E’ forse blasfemo partire dal calcio per arrivare alla musica? Ritengo di no; in fondo, in entrambi i casi, l’atteggiamento filosofico più corretto è quello di non sovrapporre né al calcio né alla musica ‘popolare’ o a quella ‘colta’ concetti-categorie che cadano dall’alto, in maniera verticale e non orizzontale.

Non deve sorprendere la comparazione musica-calcio che, per esempio, viene elogiata dal grande poeta inglese Auden quando si riferisce ai giochi competitivi “innocenti”; qual è il significato di questo aggettivo? L’innocenza nasce dalla trasgressione dei limiti naturali, dalla lacerazione del tessuto omogeneo del tempo cronologico.

Un partita di calcio, con i suoi 90 minuti prestabiliti e, nelle gare veramente decisive, con i supplementari e i rigori che devono decidere in maniera inappellabile il vincitore, rappresenta una ‘sospensione insulare’ del tempo e della sua irreversibilità.

Anche la musica fu definita per esempio da Novalis con l’ossimoro “delittuosa innocenza” sempre per la stessa ragione. L’innocenza si misura dalla trasgressione del ciclo inesorabile del tempo, sospendendolo sia pure per un attimo, come testimoniano anche altre grandi personalità del mondo romantico.