E’ stata aperta questa mattina la tomba del boss della banda della Magliana Enrico De Pedis, sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare a Roma. In un primo momento, oltre alla sua salma ben conservata, secondo l’Ansa erano stati ritrovati altri resti ossei. In realtà si trovavano soltanto vicini alla bara ed erano resti di un cimitero del ‘700, di epoca prenapoleonica. Infatti, come hanno precisato i legali della famiglia De Pedis, Maurilio Prioreschi e Lorenzo Radogna “le ossa rinvenute non si trovano nella bara ma nell’ossario della cripta”. Per arrivare all’ossario gli investigatori hanno dovuto abbattere una parete che si trova di fronte alla lapide di De Pedis. Gli esperti analizzeranno ora le ossa per chiarire se si tratta di reperti antichi o se, per caso, è possibile trovarne qualcuno riconducibile ad Emanuela Orlandi. “Nella bara di De Pedis – hanno precisato i due avvocati – c’era soltanto il suo corpo”. Fra due o tre giorni, la famiglia deciderà se cremare o seppellire le spoglie al Verano.
Il ritrovo è avvenuto durante le operazioni di smuramento effettuate per estrarre il sarcofago dalla nicchia. Quando la bara è stata scoperchiata gli esperti della scientifica hanno confermato che ci fosse “il corpo di un uomo corrispondente a quello di Enrico De Pedis”. L’ispezione è l’ultimo tassello dell’inchiesta sulla scomparsa della giovane sparita in circostanze misteriose all’età di 15 nel 1983.
Radogna ha comunicato che la Procura di Roma “per il momento non reputa necessario eseguire l’esame del Dna sui campioni prelevati nel corso dell’ispezione dalla salma di Enrico De Pedis, dal momento che l’esame delle impronte digitali e il confronto con i dati già in possesso della polizia, hanno permesso di accertare che si tratta di lui”.
Il bandito fu stato ucciso in un regolamento di conti il 2 febbraio 1990 a Campo dei Fiori, nella capitale. L’ispezione della cripta è l’ultimo tassello dell’inchiesta che cerca di fare luce sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, sparita in circostanze misteriose all’età di 15 anni il 22 giugno 1983. Il collegamento tra il caso Orlandi e la banda della Magliana nasce da una telefonata: nel luglio del 2005, alla redazione del programma Chi l’ha visto? arriva una chiamata anonima in cui si dice che per risolvere il caso di Emanuela Orlandi sarebbe stato necessario andare a vedere nella basilica di Sant’Apollinare e controllare “del favore che Renatino fece al cardinal Poletti“. Grazie a quella chiamata si scoprì che Enrico De Pedis era sepolto nella basilica. La chiamata fu poi avvalorata dalla testimonianza dell’ex compagna di “Renatino” De Pedis, Sabrina Minardi, la quale riferì che a sequestrare Emanuela Orlandi sarebbe stato proprio De Pedis.
VIDEO – I LEGALI DEI DE PEDIS: “DECIDERA’ LA FAMIGLIA SE SPOSTARE LA SALMA”
Ad assistere alla riesumazione del cadavere il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi che ha commentato: “Mi auguro che questo di oggi sia un passo importante verso la collaborazione tra Stato e Vaticano. E’ importante sciogliere tutti i dubbi, anche se questa è un’ipotesi a cui io non ho mai creduto molto, ma soltanto sciogliendo questi dubbi potremo percorrere la strada per arrivare alla verità “.