Silvio Berlusconi è in tutti noi. Ci ha inculcato la cultura del complottismo. E sarà difficile eradicarla. Se c’è un’inchiesta, è sempre a orologeria. Se qualcuno ci tira in ballo per storie poco gradevoli, c’è sempre una ragione recondita ed estranea ai fatti contestati. Si indaga sulle malversazioni della Lega Nord che ha sparso un fiume di denaro pubblico in operazioni poco chiare o per i bisogni personali della ‘family’ di Bossi? “Ci colpiscono perché siamo all’opposizione del governo Monti”. Nessuno risponde più nel merito delle cose. Tutti rimandano ad ‘altro’. Per spargere una cortina di fumo.
Ieri Matteo Garrone è stato sentito a Napoli in Procura come testimone. Un pentito, ritenuto attendibile in altri processi, rivela di aver appreso ‘de relato’ che il regista avrebbe pagato 20.000 euro di tangente a un capoclanper girare tranquillo ‘Gomorra’. Lo rivela un’inchiesta giornalistica pubblicata in esclusiva sul Il Fatto Quotidiano a firma di Ferruccio Sansa e Nello Trocchia, che citano i verbali di un’indagine della Dda di Napoli ancora in corso. La circostanza è riferita anche in un bel libro, ‘Confessioni di un killer’, scritto dalla bravissima giornalista del Mattino Daniela De Crescenzo, che racconta la biografia del collaboratore di giustizia Oreste Spagnuolo, uno degli assassini del gruppo di fuoco di Giuseppe Setola.
Garrone ha ovviamente tutto il diritto di dire che il pentito racconta balle, e che la notizia non è vera, e ci mancherebbe altro. E sicuramente avrà fornito ai magistrati tutte le spiegazioni e le circostanze del caso. Ma lascia francamente perplessi la dichiarazione rilasciata a Conchita Sannino di Repubblica: “Ma vi siete chiesti perché questa storia, che sta lì almeno da tre o quattro mesi, viene tirata fuori adesso? Perché proprio ora che ho un film da portare a Cannes?”
Salve, Garrone. Benvenuto anche lei nel club dei ‘complottisti’.