Ci risiamo. Giuliano Ferrara continua, come suo costume, a prendersela con chi è meglio di lui. Lo aveva fatto con Benigni ospite al Festival di Sanremo, ma la sua protesta non era andata oltre a un lancio di uova al televisore comodamente seduto sulla poltrona di casa. E ora ci riprova con Roberto Saviano, guarda caso proprio oggi che parte “Quello che (non) ho” su La7. Lo fa con un articolo di una cattiveria spropositata, che non solo critica legittimamente le idee dello scrittore campano (lecito, per carità. Nessuno è intoccabile), ma si spinge fino all’offesa personale, al dileggio delle capacità professionali, all’annullamento non tanto del personaggio (che può piacere o no), quanto alla persona: “Uno che non ha mai detto nulla di interessante, che non ha un’idea in croce, che scrive male e banale, che parla come una macchinetta sputasentenze, che brancola nel buio di un generico civismo, che è stato assemblato come una zuppa di pesce retorico a partire da un romanzo di successo”, “Saviano non sa fare niente e va su tutto, è di un grigiore penoso”, e via cantando con una serie di sentenze livorose alle quali l’elefantino (-ino?) ci ha abituati da tempo.
Ma l’invettiva fogliante (che comprende anche un saccente articolo di Mariarosa Mancuso) si conclude con un evergreen ferraresco: la nascita di un “comitato”. Siccome le mutande pazze, i liberi servi & co hanno avuto un successo clamoroso (sic!), il Nostro ha pensato bene di lanciare l’ennesimo appello alla sua compagnia di giro, che magari si ritroverà in un teatrino o in una sala convegni, per combattere il buono a nulla Saviano, niente di più che un incapace sopravvalutato. E per combattere un nemico così grigio e incapace ci vuole qualcosa “di sapido e di cattivo, qualcosa di rivoltoso e di ribaldo”. Nientemeno.
Una cosa è certa: Roberto Saviano, piaccia o meno il feticcio che ne è stato fatto, parla di criminalità organizzata come nessuno faceva da anni in questo paese.
Si rassegnino Ferrara e tutti gli altri che da anni si scagliano contro un fenomeno culturale e sociale per i motivi più svariati: malafede, invidia, interessi di fazione, faide editoriali. Qualcuno lo deve pur dire: basta con Ferrara. Come? Lo dicono già in tanti? Beh, repetita iuvant…