Benedetto XVI va in visita pastorale ad Arezzo e nella piccola città toscana scoppia una violenta polemica sulle spese necessarie alla visita del Pontefice.
Sono stati spesi ufficialmente oltre 500 mila euro divisi tra i vari enti locali, a cominciare dalla Regione Toscana, fino al Comune che ha sborsato quasi 90 mila euro, mentre ovunque si tagliano, per via della crisi, i sussidi alle famiglie affidatarie e a quelle con bambini portatori handicap.
Sulle faccende economiche della visita del Papa è già intervenuta la senatrice radicale Donatella Porretti, che ha presentato un’interpellanza urgente al ministro dell’Economia e a quello degli Esteri, chiedendo anche dei costi aggiuntivi a carico dello Stato e dei contributi economici versati sempre dallo Stato alla Diocesi (che ha anche realizzato una costosissima, quanto discutibile ristrutturazione dell’altare della Cattedrale).
L’interpellanza radicale ha suscitato la stizzita reazione del sindaco Pd, Giuseppe Fanfani. Il nipote di Amintore non ha trovato migliore replica, se non sottolineare che la senatrice costa all’erario quasi 17 mila euro al mese, dimenticando però che sino a qualche anno fa anche lui era parlamentare ed incassava, senza preoccuparsi più di tanto, i medesimi emolumenti che oggi tanto lo scandalizzano. Sta di fatto che al di là dello spiegamento di forze e di denari la visita ad Arezzo si è rivelata un vero e proprio flop sul piano mediatico e della partecipazione popolare.
Ma non è di questo che voglio occuparmi, bensì di una vicenda che può apparire minore.
Il Pontefice, arrivando ad Arezzo, ha ricevuto in dono una spilla in oro massiccio dal peso di quattrocentocinquanta grammi con un grosso rubino incastonato al centro. Valore del cadeau, senza contare la pietra, 12 mila euro. A finanziare il dono, tramite la UnoAerre, è stato Sergio Squarcialupi, il titolare della Chimet, un’industria che si occupa di recuperare metalli preziosi dai rifiuti, usando anche procedimenti di incenerimento. Squarcialupi recentemente è stato anche protagonista del salvataggio della UnoAerre, la storica ditta orafa aretina, finita ad un passo dalla bancarotta.
L’uomo però è noto non solo alle cronache economiche, ma anche a quelle giudiziarie. E’ stato rinviato a giudizio ed è sotto processo con l’accusa di disastro ambientale. Insieme a lui nel processo sono finiti a vario titolo funzionari della Provincia, dell’Arpat e anche l’ex sindaco di Civitella Val di Chiana, Massimiliano Dindalini, un uomo alquanto distratto, al punto da dimenticarsi di avvisare i cittadini e le autorità di un massiccio sversamento di diossina dalle ciminiere della Chimet. Tra i legali degli imputati anche il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani. Lo stesso sindaco che, giorni fa, ha candidato Squarcialupi al prossimo premio Civitas Arretium, indicandolo come un benemerito cittadino, che ha salvato numerosi posti di lavoro e che oggi offre un munifico dono al Papa.
E’ lecito domandarsi come mai nessuno in Vaticano abbia provato un minimo di imbarazzo davanti a quel dono, così smaccatamente mondano, che assomiglia al pagamento di una medioevale indulgenza. E ancora viene spontaneo chiedersi, se il Papa sia mai stato informato della posizione di imputato del donatore; e se ciò fosse avvenuto, come mai non abbia provato un minimo di imbarazzo nell’accettare, dalle mani di un personaggio che deve fare i conti con accuse gravi, un dono che vale quasi la cifra che un pensionato riceve in due anni?
Ed è anche giusto chiedersi se qualcuno, nelle stanze vaticane, abbia provato disagio nel sapere quanto costa ai contribuenti di un Paese stremato, questa visita “pastorale”.
E’ infine sacrosanto chiedere quale messaggio si manda ai cittadini sempre più in difficoltà: ai giovani senza lavoro, ai precari, ai pensionati che devono campare con 500 euro al mese e pagare pure l’Imu sulla casa, se hanno la fortuna di possederne una, a coloro ai quali Equitalia sta sequestrando dai conti correnti stipendi e pensioni, ai parenti dei lavoratori e degli imprenditori morti suicidi? Quale messaggio?… Quale etica è contenuta in quell’oro, in quel rubino e nei fatti che ho riassunto velocemente? La domande vanno poste ai protagonisti locali, ma anche e soprattutto al presidente Mario Monti che ha ricevuto il Papa ad Arezzo a nome del Governo italiano e vanno poste, col dovuto rispetto per il suo Ministero, anche al successore di un povero pescatore che seguì in povertà l’insegnamento del suo Maestro, fino alla croce sul colle Vaticano.