Intendiamoci, le votano contro soprattutto quelli per cui io non voterei mai. Senza, per questo, votare necessariamente per Angela, ché Hannelore, la sua nemesi socialdemocratica, donna e bionda come lei, sembra meglio (politicamente, sia ben chiaro). Si direbbe, a leggere in particolare i commenti targati Pdl, che la sconfitta della Merkel abbia il sapore di una vendetta: come la defenestrazione di Nicolas Sarkozy, ripaga i portaborse di Mr B. dei sorrisetti ironici che il presidente francese e la cancelliera tedesca si scambiavano quando c’era di mezzo Silvio. Perché ci sta che il successo socialdemocratico “gasi” le sinistre d’opposizione e pure quelle di governo. E ci sta pure che la sconfessione alla linea del rigore dia forza al ‘partito della crescita’ nel governo e dentro le Istituzioni.
Ma Giorgia Meloni, Pdl, addirittura “gioisce” per la sconfitta della cancelliera, come se Hannelore la rossa fosse un’amica sua, e i dioscuri di tutti i commenti, Cicchitto e Gasparri, gongolano e pontificano. “I tedeschi hanno esodato la Merkel”, dice Gasparri, che se ne intende, perché già esodato a sua volta. E aggiunge, non solo vagamente minaccioso: “Monti ne prenda atto. Noi lo faremo . Meglio che il governo faccia altrettanto”. Cicchitto è più didascalico e spiega: “La linea della Merkel è in crisi anche in Germania, perché i tedeschi si rendono conto che questa linea ultrarigorista uccide il consumo degli altri Paesi; e dunque anche la Germania, che ha imprese esportatrici, viene a subirne indirettamente le conseguenze”. Elementare, Fabrizio! Che tonta ‘sta Angela che non l’ha ancora capito, pur se la Germania, a dire il vero, continua a crescere più degli altri in Europa.
Che succede in Europa? E soprattutto in Italia? Tutti a sinistra, sotto le insegne di Hollande e della Kraft, che pare un po’ la vecchia abitudine di salire sul carro del vincitore? Il problema non è volere la crescita, ché quella la vogliono tutti, persino la Merkel; il problema è capire come innescarla (e in fretta). Hollande che vince, la Merkel che perde: pare il coro dell’Adelchi, con tutti i godere perché l’oppressore è battuto. Finché il nuovo signore non si mesce al vinto nemico e l’un popolo e l’altro sul collo ci sta.
Scommettiamo che, se non ci diamo da fare, al Vertice europeo di fine giugno siamo di nuovo a parlare del direttorio franco-tedesco?
Il Fatto Quotidiano, 15 Maggio 2012