Cultura

Cannes al via. E dopo l’Oscar, il cinema francese è pronto ad autocelebrarsi

Dopo il trionfo di The Artist a Los Angeles, sulla Croisette c'è un gran numero di pellicole d'oltralpe in concorso e nelle sezioni minori. E quest'anno il festival cinematografico di primavera offre una parata di star ben superiore rispetto al passato

di Domenico Naso

La Francia a Cannes fa la parte del leone da sempre, per tradizione e sciovinismo di celluloide. È un assioma verificato nel corso dei decenni, che quest’anno si rafforza prepotentemente dopo il trionfo di The Artist agli Oscar. Ai cugini di Oltralpe non pare vero di poter accogliere le star hollywoodiane forti delle statuette conquistate al Kodak Theatre dal film muto di Michel Hazanavicius. E allora, su 22 film in concorso, quelli francesi purosangue sono quattro e molte altre sono le pellicole in co-produzione con altri paesi. Nelle sezioni minori, poi, la preponderanza diventa cannibalizzazione.

E visto che la sbronza hollywoodiana non è ancora passata, sulla Croisette arriveranno, se possibile, ancora più divi del solito. Si comincia con un tris d’assi mica da ridere: Bruce Willis, Edward Norton e Bill Murray, protagonisti di Moonrise Kingdom di Wes Anderson. Ma i film tipicamente da Festival, quelli con attori sconosciuti e solitamente asiatici, sono davvero pochi in questa edizione 2012. Sarà l’edizione di una Nicole Kidman che torna espressiva e sensuale dopo anni di trasfigurazioni chirurgiche, a fianco dell’ex idolo disneyano Zac Efron, ormai lanciato in ruoli più maturi e di spessore. Lo stesso tentativo, per intenderci, che stanno facendo i vampiri amorosi Robert Pattinson, che dopo Twilight gioca addirittura la carta Cronenberg per convincere la critica (impresa ardua, a quanto pare), e Kirsten Stewart, diretta nientemeno che da Walter Salles. Immancabile Brad Pitt, che torna a Cannes con un noir impegnato di Andrew Dominik, così come i grandi maestri festivalieri Alain Resnais, Abbas Kiarostami e Ken Loach. A loro, in questa edizione tutta lustrini e red carpet, il compito di tranquillizzare i cinefili più accaniti. Per l’Italia, in concorso c’è solo Matteo Garrone con il suo Reality, pellicola dedicata al “mostro” televisivo e interpretata da attori sconosciuti. Il regista italiano spera di fare man bassa di premi ma forse, e speriamo di sbagliarci, questa non è l’edizione più adatta. Fuori concorso, il mito Bernardo Bertolucci e il ritorno del cult Dario Argento.

Un altro italiano, Nanni Moretti, presiederà una giuria anch’essa imbottita di glamour hollywoodiano: ne fanno parte, tra gli altri, il regista di Paradiso amaro Alexander Payne, l’attrice Diane Kruger, Ewan McGregor e il re della moda trasgressiva Jean-Paul Gaultier. Lo schivo Moretti indosserà uno dei mitici kilt di Gaultier?

Divagazioni leggere a parte, sarà anche il Festival delle trasposizioni cinematografiche di grandi romani: Salles si misura con il mostro sacro Jack Kerouac e il suo On the road; Cronenberg con Don Delillo e Bertolucci con Ammaniti. Vecchia storia d’amore e odio, quella tra cinema e letteratura, e chissà che prima o poi un regista riesca a realizzare un film più bello del romanzo da cui è tratto…

 

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