La liquidazione volontaria dello scalo romagnolo costa sui 12 milioni, a cui vanno aggiunte le spese per mantenerlo ‘vivo’ in vista del nuovo bando europeo per riassegnare la concessione a eventuali investitori. Preoccupazione anche per i prestiti bancari che ancora non arrivano per salvare il Fellini di Rimini
Come emerso in un incontro in Regione coi sindacati, la liquidazione volontaria di Seaf tra creditori e partite di giro costerà circa 12 milioni di euro. A questo si aggiungono le spese per mantenere ‘vivo’ il Ridolfi in vista del nuovo bando europeo che Enac farà uscire entro il 30 giugno per riassegnare la concessione a nuovi eventuali investitori, come ottenuto dalla delegazione dei soci guidata dal governatore Vasco Errani la settimana scorsa a Roma dal vice ministro Mario Ciaccia.
Quindi, due mesi per costruire il bando e altri due per tenerlo aperto: dato che l’aeroporto oggi costa più o meno 10 mila euro al giorno, calcolano i sindacati, ai 12 milioni bisogna aggiungere come minimo un altro milione e 200 mila euro. E sì che le istituzioni, in primis il sindaco Roberto Balzani, avevano deciso di chiudere Seaf proprio per evitare di aprire continuamente la borsa (si arriva a 40 milioni di contributi pubblici tra il 2004 e il 2011; pesano i contratti Ryanair e Wind-Jet, la prima emigrata a Bologna e la seconda a Rimini). L’assessore regionale ai Trasporti, Alfredo Peri, invita i colleghi a preparare il portafoglio: “Dai colloqui avuti, possiamo dire che Enac chiederà al liquidatore di garantire questo processo di transizione fino alla conclusione della gara. Sarà Enac a dirci quanto bisognerà garantire per il carattere di servizio pubblico dello scalo. A sua volta- precisa Peri- il liquidatore dirà ai soci quanto serve. L’obiettivo è gestire la situazione con il minor danno possibile per creditori e dipendenti”.
Il liquidatore è stato nominato ieri: si tratta del 47enne commercialista Riccardo Roveroni, dell’omonimo studio bolognese. Roveroni ha già in programma incontri in Enac, poi sentirà le ultime due compagnie rimaste a Forlì (Wizz Air e BelleAir, che hanno firmato contratti fino al 27 ottobre) per capire fino a quando i voli possono dirsi operativi. Nel lasso di tempo tra il ritiro della concessione a Seaf e l’auspicata riassegnazione alle eventuali nuove cordate, si profila la possibilità di una licenza temporanea per gestire la fase contingente.
In ogni caso, urgono risorse. Roveroni, alle sue prime uscite pubbliche, ammette di non essersi mai trovato di fronte ad una situazione simile: “L’azienda ha pochi eguali in Italia e dal punto di vista gestionale non è ‘libera’, come dimostrano le difficoltà che alcune omologhe hanno avuto nei suoi confronti in merito alle possibilità di integrazione. Non posso fare al momento stime di costi della liquidazione e di tempistiche, anche se ho già chiesto ai soci pieni poteri. È certo che questa liquidazione è un processo tutto da costruire”. I lavoratori, nel frattempo, restano alla finestra dopo giorni di mobilitazioni. Cgil, Cisl e Uil hanno già chiesto alla Regione la copertura per 150 posizioni (Seaf più primo indotto), la Provincia di Forlì-Cesena attiverà il tavolo degli ammortizzatori in deroga.
Chi si toglie qualche macigno dalle scarpe contro i presunti “colpevoli” del tracollo di Forlì è proprio il presidente della Provincia, Massimo Bulbi del Pd. Ricordando che il gestore del Marconi, Sab, “ha fatto un casino quando era in corso la procedura di privatizzazione” con la veneta Save, sfumata l’anno scorso, Bulbi se l’è presa con il presidente della Camera di Commercio di Bologna Bruno Filetti (di Sab primo azionista) e con il sindaco Virginio Merola: “La posizione del primo sull’integrazione è stata da irresponsabili, mentre Merola (che ha detto a Forlì ‘ci spiace tanto ma non possiamo salvarvi’, ndr) pensi alla sua area metropolitana che non c’è”.
Nel frattempo, Rimini ha i suoi problemi. La famosa “cordata” di banche disponibile al mutuo da 21 milioni di euro (6 già messi dagli enti pubblici locali) per investimenti fino al 2015 tra terminal, pista e torre di controllo (quest’ultima con risorse Enav) non ha ancora dato il suo assenso. Ieri i sindacati sono stati ricevuti dalla Provincia, il primo azionista del Fellini, e al presidente Stefano Vitali hanno chiarito: “I lavoratori sono preoccupati”.