Un decennio tondo tondo di attività legata alla cultura della produzione musicale elettronica nel capoluogo emiliano: può dirsi positivo sinora il bilancio per Homework, entità collettiva che ha dato vita ad un festival divenuto ormai tradizionale in città e che ha agglomerato attorno a sé tante persone guidate dalla passione per l’ars electronica in alcune delle sue forme più avveniristiche. Un festival che in qualche modo ha parallelamente ed emblematicamente accompagnato la progressiva affermazione a livello sociale della cultura digitale ed in particolare della laptop music: quanti giovani produttori e beatmakers abbiamo sentito suonare in tutti questi anni, in contesti analoghi, osservando l’algida fissità del loro sguardo sul monitor, il volto opalescente immerso nell’oscurità dietro il logo di una mela lucente? Tra i primi immancabili commenti di un audience sino al decennio precedente molto più avvezza alle chitarre ed al sudore dei concerti rock non si può non menzionare il classico: “Guardalo, per me non sta mica suonando, sta controllando la mail”.
Sul sito web ufficiale Michele Giovannini e Luca Garuffi tengono a precisare che finisce Homework Festival, non Homework. Come tutto ciò si tradurrà concretamente questo si vedrà, intanto contrassegnano l’edizione definitiva – che si terrà venerdì e sabato 18 e 19 maggio al TPO – con una grande X, “che, oltre ad indicare il decimo numero romano, è graficamente rappresentata dall’incrocio di due linee. Homework vuole interpretarlo come un incrocio di persone, di culture, di attitudini, idee, stili. Soprattutto, il punto di incontro delle linee della nostra X vuole coincidere con quello che il festival è sempre stato per un decennio a Bologna: condivisione.”
Diamo orsù uno sguardo al programma: nello spazio garden del TPO, rispettivamente venerdì e sabato, apriranno le danze sin dall’ora dell’aperitivo due vere e proprie istituzioni cittadine come Iommi (Tommaso Meletti del Link) e Morra Mc (Moreno Mari di Radio Città del Capo). All’interno del locale vi saranno invece due stages: il primo ad iniziare la propria attività, intorno alle 21, sarà lo stage Y, quello dedicato ad i set più “sperimentali”, come si suol dire solitamente, dall’elettroacustica all’electronica, dalla contemporanea al noise. Il venerdì prevede il Collettivo Elettroacustico ORFEO, le escursioni di Giovanni Lami e Mindtapes, il progetto di Luigi Mastandrea mentre il sabato sarà la volta dell’ottimo ed originale percussionista Enrico Malatesta e di mister “Sonic Belligeranza” DJ Balli: da storico membro dell’Association of Autonomous Astronauts, memore dei suoi rave nello spazio, aizzerà la sua sedicente Intergalactic Noischestra in una sorta di omaggio in chiave harsh noise all’Arkestra dell’eliocentrico Sun Ra. A completare il programma dello stage Y del sabato OWB, il live del duo elettroacustico composto da Luigi Mastandrea e Vincenzo Scorza, ed Ephemeral.
Lo stage X contraddistiguerà invece il palco principale. Il venerdì si parte con le delicatezze del tedesco Sven Kacirek e si prosegue con Lorenzo Nada Godblesscomputers, in bilico tra hip hop, dub ed elettronica. E’ poi la volta di Paolo “Boxeur the Coeur” Iocca, ancor fresco di nobile investitura: dopo l’uscita del suo November Uniform su Trovarobato sarà tra un paio di settimane nientemeno che uno dei due soli artisti a rappresentare l’Italia al prestigioso Primavera Sound di Barcellona. A ruota MSTK, al secolo Alessandro Guarnerio di AliveLab, il francese 123 MRK con il suo mix di 2step, broken beats e dance e The Weak Ends.
Sabato. Scopriamo che dietro il moniker Walking Mountains si cela una nostra vecchia conoscenza, Bartolomeo Sailer, che i più conoscono come Wang Inc. Il suo nuovo progetto è influenzato in primo luogo dal krautrock e la particolarità, tutta da raccontare, è che ha appena raccolto i fondi necessari alla realizzazione del suo nuovo disco tramite un sito web internazionale dedicato al crowdfunding ovvero Indiegogo. E’ poi il turno di Desanimaux, nome classicamente legato ad Homework, e di Beat Inc., il duo formato da B Kun e Hed visto all’opera nell’ambito di Original Cultures. All’una suona l’artista più atteso di tutta la rassegna, l’inglese Kwesi Darko aka Blue Daisy, autore l’anno scorso del pregevole The Sunday Gift su Black Acre: sarebbe riduttivo ed ingiusto incasellarlo ma di certo nella sua musica piuttosto cupa e psichedelica si sentono echi, tra gli altri, di Flying Lotus, Portishead, Massive Attack, El-P. Il veronese Andrea Sartori, DeepAlso, è un altro nome classico: il fondatore di Homework ha persino ideato un nuovo strumento musicale, da lui ribattezzato Sartofono. A chiudere le danze Phooka, altro fondatore di Homework, che in questo modo celebra le proprie radici nel modo più coerente e consono.