Nato e cresciuto nella Roma bene, occasioni di incontri e lavoro con artisti e personaggi dello spettacolo. Amante dell’alcool e degli eccessi, non sa tenere il denaro in mano: spende tutto quello che ha; gli spicci che restano li regala. Un giorno, nell’ora della socialità, le carte del poker lo premiano quasi inconsapevole: sbaraglia tutto e vince su tutti diverse stecche di sigarette. Prima di tornarsene in cella, le regala ai compagni di detenzione. Il giorno dopo sta di nuovo come sempre: in bolletta, a pietire a destra e a manca una sigaretta, una telefonata, meglio un tavernello.
Sta in carcere ormai da anni: appena esce ne combina qualcun’altra. La famiglia non ce la fa più a mettere pezze e alla fine abbandona questa pecora nera.
Al suo fianco, inseparabile compagno di detenzione, il campione di scacchi del penale: ragazzotto delle isole Mauritius, mente rapidissima, senza peli sulla lingua. È arrivato in Europa 20 anni fa per seguire sua sorella, che gli voleva assicurare un futuro. Dalla selvaggia ma libera natura dell’isola tropicale, si trovò a spartire stanzine con tanti altri immigrati. Per uscire da quella “prigione”, cominciò a fare reati. Droga naturalmente, il modo più facile e rapido per far soldi … e venire arrestato sul serio.
Ormai ha fatto più anni in galera che fuori. Ora ha paura di uscire: si è “istituzionalizzato”. Dentro, ha le giornate cadenzate e non può far cavolate. Fuori teme di non saper dire no alle tentazioni del Pigneto: ragazze, fumo, droghe per vincere la solitudine. Così Cuccuccù, come lo chiamano le guardie che non sanno pronunciare il suo strano nome, o l’ “Indiano”, come lo chiamano gli altri carcerati per la sua evidente provenienza etnica, descrive la situazione familiare del suo amico altolocato: “E’ come maiale. Tu li lavi e lui subito va a ruzzolarsi nel fango e ne la merda. Tu li lavi ancora con pompa e lui subito va a ruzzolarsi. A la fine tu li dici: basta! No te lavo più, va a sporcarti e fa quelo che te pare”.