Il vendoliano Doria contro il liberale Musso al ballottaggio con un po' di nervosismo, specialmente a sinistra, dovuto al successo del movimento di Grillo (che non ha dato indicazioni). Ma qualche problema nasce anche con l'Italia dei Valori. Il Pdl si spacca anche stavolta: l'ex candidato Vinai preferisce il primo, Biasotti sceglie il secondo
E anche il marchese Doria scoprì gli attacchi personali. Negli ultimi giorni di campagna elettorale per sapere chi governerà la Superba il candidato del centrosinistra ha accusato, come sempre, i tagli praticati dal governo. Ma ha calcato la mano sul fatto che il governo “è sostenuto dal senatore Enrico Musso“. Eppure non ci dovrebbe essere partita. Gli ultimi sondaggi che circolano danno lo sfidante sostenuto dalla sua lista civica e dal Terzo Polo molto al di sotto di Marco Doria, 64 a 36 circa.
Ma il nervosismo è montato, in questo periodo di ballottaggio, dopo il terremoto causato dal Movimento Cinque Stelle, che ha avuto come epicentro la zona d’origine del candidato sindaco Paolo Putti, il quartiere di Murta, dove addirittura arrivò in testa al primo turno. I grillini, dal canto loro, hanno una posizione solida. Al ballottaggio, si va al mare, dato che, come dicono i manifesti di Doria “hanno dato sole”. Oppure, se proprio non si può fare a meno delle urne, scrivere “Movimento 5 Stelle” sulla scheda. In ogni caso, nella riunione di mercoledì scorso nella sede genovese del Movimento si è parlato di ambiente, di difesa dei parchi pubblici e della salvaguardia dalla chiusura dell’unico istituto agrario di Genova. Ma di ballottaggio neanche l’ombra. Il movimento resta saldo nei suoi intendimenti: i due candidati sono espressione di poteri forti contrapposti, seppur persone degne e perbene. E che sulle Grandi Opere, chi più chi meno, sono tutti favorevoli in linea di massima. Non c’è solo questo.
Anche sul fronte interno ci sono i primi problemi. Stefano Anzalone, assessore allo sport uscente della giunta di Marta Vincenzi e primo degli eletti dell’Italia dei Valori, ha subito chiesto per il suo partito due assessorati nella prossima giunta, facendo venire di nuovo a galla tutti i malumori del partito di Di Pietro che non partecipò alle primarie e minacciò più volte lo strappo con la coalizione. Tanto che nelle elezioni per i singoli municipi, in Val Polcevera l’Idv ha presentato un candidato che ha raggiunto il 7,61%. Antonio Di Pietro, pochi giorni dopo la vittoria di Marco Doria alle primarie aveva detto “prima di sposarci, vogliamo conoscere meglio il fidanzato”. Anche a costo di contrarre un matrimonio d’interesse, a quanto pare. Infine, le poche buone carte di Enrico Musso. Si è già scritto del suo carisma, del suo essersi posto come candidato di rottura con i partiti, anche con quelli che lo sostengono, come l’Udc, che ha presentato i candidati nella lista civica (eleggendo, in caso che Doria sieda a Palazzo Tursi, 4 consiglieri su 6). Marco Doria ha sempre rimarcato la sua totale diversità da Musso, sul piano politico. E quest’ultimo non ha certo rifiutato, anzi.
Per Carlo Stagnaro, direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni e membro della Fondazione Oltremare, questo è un caso più unico che raro: “In queste elezioni si scontrano due opposte visioni economiche, diversamente da altre volte quando i due blocchi di sinistra e destra dicevano più o meno le stesse cose, sia pur con toni diversi”. E aggiunge: “Tanto per cominciare, Doria crede che la spesa pubblica sia intoccabile e che si debbano reperire risorse per mantenere l’apparato così com’è. Mentre per Musso è la pressione fiscale a dover essere mantenuta invariata e a tagliare invece le spese”.
Cominciando dall’occupazione: “Doria vuole tenere legati le attuali imprese a Genova con qualunque mezzo e ad ogni costo, Musso invece si preoccupa di creare le condizioni favorevoli per gli imprenditori di domani”, passando per la dismissione degli immobili pubblici: “Per una famiglia in stato di bisogno è meglio una casa popolare fatiscente e con pochi servizi oppure un assegno per pagar loro la sistemazione presso un privato?” e finendo con una delle opere della discordia, il Terzo Valico ferroviario: “Certo, se fossi il ministro dell’economia, non so se una simile spesa sia davvero giustificata dal flusso delle merci attuale. Ma da sindaco di Genova non avrei alcun dubbio a sostenere la necessità dell’Opera”.
Una visione autenticamente liberale contro una statalista, dunque. Nella città più vecchia d’Italia, uno dei principali erogatori di buste paga è l’Inps. L’esito quindi, sembrerebbe scontato. E il centrodestra rimasto fuori dai giochi? Va in ordine sparso. Il Pdl, per bocca dell’ex governatore ligure Sandro Biasotti ha deciso di sostenere Musso mentre l’ex candidato sindaco Pierluigi Vinai ha detto di sentirsi “umanamente più vicino a Doria” e si è autodefinito un “keynesiano”. Tutto il contrario della Lega: all’inizio Rixi aveva dichiarato il suo appoggio a Musso e successivamente è stato smentito da un comunicato del partito che invece invitava elettori e militanti all’astensione.