Dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di Renzo Bossi, nell’organizzazione giovanile della Lega Nord, di stretta osservanza maroniana, si fa largo la richiesta di espellere dal partito il figlio del Senatur, che intanto ieri, mentre la Procura di Milano lo accusava di appropriazione indebita, si godeva qualche giorno di relax a Marrakech (avrà messo da parte un po’ di “paghette”) in compagnia della badante politica Monica Rizzi, l’ex assessore allo Sport di Formigoni, dimissionata dalla giunta regionale dopo lo scoppio del Trotagate.
C’è da dire che i Giovani padani sono sempre stati ostili alla presenza di Renzo ai vertici del Carroccio e già un mese fa, subito dopo le dimissioni da consigliere regionale, dai dirigenti del movimento under 30 erano arrivate dichiarazioni di giubilo fin troppo esplicite. “Siamo assolutamente contenti che si sia dimesso”, esultava Eugenio Zoffili, coordinatore nazionale lombardo, affrettandosi ad aggiungere però che“ci dispiace per Umberto Bossi a cui rinnoviamo la stima e l’affetto”. “Non penso che ci saranno contestazioni” della base, scherzava, perché i militanti “vogliono andare avanti” e chiedono soprattutto “meritocrazia”.
Dopo gli ultimo sviluppi e l’avviso di garanzia però il passo indietro dal Pirellone potrebbe non bastare. “Se fosse accertato quanto emerge dalle ricostruzioni dei giornali e dagli atti dell’inchiesta, sarebbe fin troppo chiaro che le attività di Renzo sono in contrasto con il Codice etico della Lega”, attacca Lucio Brignoli, numero uno dei Giovani padani. “Premesso che criticare Renzo Bossi in questi giorni è come sparare sulla Croce rossa, il passo indietro da consigliere regionale è stato importante e significativo ma le accuse sono molto gravi. Ora aspettiamo che emergano i fatti, poi, come ha detto Maroni durante la serata dell’orgoglio leghista, reagiremo senza tenere conto dei cognomi. Ci sono gli organi preposti e saranno loro a valutare”. Sull’attività di Bossi jr da militante Brignoli ricorda che “Renzo non ha mai partecipato alle iniziative del movimento dei Giovani padani sul territorio. Però basta parlare solo di lui, bisognerebbe scrivere anche di Lusi”.
In attesa di vedere che fine farà il Trota, sotto l’ala protettrice di Maroni, i giovani padani si sono presi anche la Presidenza del Consiglio regionale lombardo, con l’elezione, al posto dell’indagato Boni, di Fabrizio Cecchetti, “storico” responsabile degli universitari padani. “È un bel segnale di rinnovamento soprattutto in Regione Lombardia dove la nomenclatura è quella da oltre quindici anni”.
Sul web intanto è stata lanciata una campagna virale per sostenere la candidatura dell’ex ministro dell’Interno a segretario federale: i giovani militanti si fanno fotografare con un paio di occhiali rossi identici a quelli indossati dal politico varesino. “La vedo come Maroni” è lo slogan e il titolo di una pagina Facebook inaugurata due settimane fa. L’iniziativa è stata lanciata dai giovani padani di Varese (non a caso la città dell’aspirante leader) ma in poche ore è diventata un tormentone nell’universo leghista che tifa Bobo. “Da domani su questa pagina saranno dati i vari recapiti provinciali per poter richiedere gli occhiali”, avvertono gli organizzatori della campagna. “L’oggetto più trendy del 2012”, commenta una militante. “Ne voglio una ventina”.