In mattinata interventi fiume dei berlusconiani, seduta sospesa e riunione d'urgenza con il ministro Severino, Pd e Udc. Anche la Lega protesta. Alla fine passa un emendamento del Pd (con il no del Popolo delle Libertà): sanzioni fino a 8 anni di reclusione. La Guardasigilli: "Non c'è una nuova maggioranza"
Ostruzionismo, proteste e infine seduta sospesa e riunione d’urgenza con il ministro della Giustizia. La legge anticorruzione continua ad essere il provvedimento del governo tecnico che, quasi più di quelli sul lavoro e sulle pensioni, sta mettendo a dura prova la tenuta della maggioranza che appoggia l’esecutivo Monti. Dopo il primo round con la seduta comune delle commissioni Affari costituzionali e Giustizia sospesa dopo un’ora e mezzo (e un solo emendamento votato), oggi è arrivato il bis. Le premesse c’erano tutte e erano state percepite con nettezza già ieri, quando in commissione era stato approvato il provvedimento sul reinserimento del falso in bilancio. Il ddl Anticorruzione è atteso all’esame della Camera, da calendario, il 28 maggio.
A chiedere ed ottenere la sospensione è stato il capogruppo del Pdl in commissione giustizia Enrico Costa “per esaminare la situazione” dopo la decisione dell’Italia dei Valori di ritirare tutti gli emendamenti. Mossa, quest’ultima, decisa per abbreviare i tempi di approvazione del disegno di legge visto il rallentamento dei lavori operato dai deputati del Popolo delle Libertà. L’ultimo atto della commissione, prima della sospensione, è stata la bocciatura di un emendamento della relatrice Angela Napoli (Futuro e Libertà) che puntava a unificare il reato di corruzione con quello di concussione.
In realtà i deputati del Pdl si sono incontrati poi con il ministro Severino, con i deputati del Pd e dell’Udc. “E’ in corso una riunione dei deputati del Pdl per decidere il da farsi. Stanno inciuciando – chiosa la Napoli – Io come potete ben vedere sono l’unica che non partecipa all’inciucio…”. L’altra relatrice (del Pdl) Jole Santelli, ex sottosegretario alla Giustizia, dà una versione diversa e soprattutto un parere contrario “a tutti gli emendamenti presentati al testo che prevedono l’aumento delle pene nel minimo”. La Santelli chiede anche al ministro Severino di “pronunciarsi con chiarezza su questo punto”.
Severino: “Non c’è una nuova maggioranza”. In realtà cerca di placare le polemiche, sia in una direzione che nell’altra, dallo stesso ministro Paola Severino: “Non credo si sia formata una nuova maggioranza, né su questo, né sul falso in bilancio”. Il concetto di nuova maggioranza era stato ribadito anche ieri dal Pdl, scatenatissimo anche sul falso in bilancio: “La nuova maggioranza è Udc-Pd-Idv” aveva detto Luigi Vitali.
Quanto all’incontro ieri tra Monti e Berlusconi durante il quale Berlusconi avrebbe stigmatizzato l’atteggiamento dell’Idv che vota con il governo provvedimenti che vedono il Pdl contrario, Severino ha risposto: “Non posso pensare che qualcuno possa impedire all’IdV di votare dei provvedimenti se li condivide”. “Il governo – ha aggiunto – fa scelte di carattere tecnico” con l’unica “preoccupazione di costruire fattispecie che abbiano tenuta giuridica”.
“La giustizia è sempre stata una palestra di cose molto difficili. Io oggi ho visto una gran buona volontà di non arrivare a una spaccatura”. Secondo il ministro l’atmosfera sul ddl anticorruzione non è affatto “demolitrice”, ma “costruttiva”. Il Governo, ha ricordato Severino, “è disponibile a interventi migliorativi, ma senza sconvolgere la linea del provvedimento. Oggi è stato approvato un emendamento sull’aumento della pena per la corruzione propria. Il problema è ora equilibrare la pena rispetto a tutte le altre”.
Aumentano le pene per la corruzione. Alla ripresa dei lavori nel pomeriggio è passato l’emendamento del Pd per aumentare le pene per la corruzione per atti contrari a dovere d’ufficio: da 4 a 8 anni anziché da 2 a 5 come previsto ora. L’esito è anche diverso da quanto proposto dal governo (che prevedeva la reclusione da 3 a 7 anni). L’emendamento è passato con i voti di Pd, Idv e Fli, ma i dipietristi protestano perché, come l’Udc, hanno ritirato gli emendamenti per “asciugare” la discussione e neutralizzare, per quanto possibile, l’ostruzionismo del Pdl, mentre il Pd no: “Non è possibile – dice Federico Palomba, Idv – consentire votazioni di questo tipo solo per fare vetrina. Li devono ritirare come noi”.
Ma anche su questo interviene la Severino: “La linea del governo era quella di individuare una via retta, ma mediana. Ora sarà necessario riallineare tutte le pene” spiega. “Se aumentano le pene minime e massime per questo reato – ha spiegato la Guardasigilli – bisogna riallineare anche quelle per reati più gravi”, mentre il sistema delle pene “mi sembra debba avere una propria logica”. Anche per questo il ministro aveva proposto, durante la seduta dlle commissioni riunite Giustizia e affari costituzionali della Camera, di accantonare l’emendamento, affermando che una decisione di questo tipo “potrebbe essere utile”.
Salta il vertice di maggioranza. Intanto salta anche la riunione di maggioranza con il ministro che si doveva tenere al termine dei lavori delle commissioni. Il Pdl – che poco prima aveva chiesto la sospensione della seduta ed aveva incontrato il Pd e l’Udc con il Guardasigilli per trovare un punto di mediazione – non ha condiviso la decisione della capogruppo Pd in Commissione Giustizia alla Camera di votare l’emendamento dei Democratici, poi approvato, con il quale si punisce con una pena fino a 8 anni la corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio. Durante la seduta i berlusconiani hanno insistito per l’accantonamento della proposta di modifica dei democratici sostenendo la necessità di un accantonamento per una riflessione di sistema.
Sulla riunione di maggioranza che doveva proseguire e che non c’è stata il centrista Roberto Rao si limita a dire ai cronisti: “Gli animi si sono un po’ surriscaldati. Non vuol dire che l’incontro non ci sia più definitivamente, credo ancora possibile trovare una soluzione”. La proposta di modifica che poi è stata votata rischia “di pregiudicare l’impianto”. “Se si vuol trovare una soluzione ma costruttiva noi siamo disponibili. Il terreno per verificarlo c’è ancora” dice la democratica Donatella Ferranti, che in Aula aveva sostenuto la necessità di pronunciarsi con un voto su un reato che ha “un impatto di 70 miliardi di euro all’anno sul Pil” ed aveva insistito sull’innalzamento del minimo delle pene a fronte di reati di “particolare gravità” anche per consentire l’effettività della pena. Ma la Severino non dispera: “Sono una tenace. Non escludo che una riunione ci possa essere”.
La giornata. I deputati del Pdl nella seduta mattutina hanno effettuato interventi fiume. Il pidiellino Manlio Contento, tuttavia, ha spiegato che non si tratta di ostruzionismo: “Noi stiamo semplicemente diffondendo quelle che sono le nostre convinzioni sul provvedimento. Ci aspettiamo dal ministro un’apertura su alcune questioni da noi sollevate ai fini della graduazione della pena”. Ma, dopo l’ennesimo intervento piuttosto lungo, gli esponenti di Pd e Idv hanno reagito e si sono detti disposti a rinunciare a molti degli emendamenti presentati pur di vedere concluso l’esame in commissione del disegno di legge. Tanto che dal Pd definiscono la spiegazione di Contento “excusatio non petita, accusatio manifesta”.
In effetti i deputati di Idv e Udc hanno ritirato i loro emendamenti, mentre è rimasta indecisa fino all’ultimo proprio la finiana Napoli. Pronta al ritiro delle proprie proposte di modifica ha poi rinunciato rendendosi conto che il Pdl, comunque, continua ad allungare i tempi del dibattito.
Anche la Lega contro. Ma la protesta non è stata solo quella di centrosinistra e Terzo Polo. Il primo a prendere la parola in commissione, infatti, è stato un deputato della Lega Nord, Raffaele Volpi, che si è richiamato all’articolo 44 del regolamento della Camera perché si inizi al più presto a votare. Proprio il Carroccio ha accusato l’intera maggioranza (non solo il Pdl, ma anche Pd e Udc) di rallentare i lavori. Le successive strategie dei gruppi parlamentari (il ritiro degli emendamenti da parte di Di Pietro e dell’Udc Ria e dall’altra parte le stesse intenzioni paventate dalla Napoli) non hanno però avuto alcun effetto. Da qui la sospensione della seduta, chiesta dal Pdl.
Di Pietro: “Peggio del ’92”. Parole decise da parte del presidente dell’Idv Antonio Di Pietro: “I deputati del Pdl stanno facendo ostruzionismo per evitare che vengano approvati dal Parlamento nuovi strumenti legislativi che consentano alla magistratura di contrastare la criminalità politica e finanziaria. E lo fanno per obbedienza verso i propri mandanti che sono di fatto un sistema di potere messo a punto in una nuova Castiglion Fibocchi”. Il riferimento è alla residenza di Licio Gelli ai tempi dello scandalo P2. “Mi sembra di assistere – aggiunge – a ciò che avvenne tra il 1992 e il 1993 all’epoca di Tangentopoli”. Gli risponde Fabrizio Cicchitto: “Di Pietro non può fare come al solito il demagogo cercando di ingannare gli italiani. Nelle commissioni Affari Costituzionali e Giustizia non è in atto alcun ostruzionismo, ma un serrato confronto sul merito. Con le sue sparate verbali Di Pietro vorrebbe impedire ai parlamentari del Pdl di esprimere le loro posizioni di merito, serie e motivate, ma non riuscirà certo a intimorire nessuno con i suoi berci”.
Ma il segretario del Pd Pierluigi Bersani usa parole chiare: il Pdl, sostiene, “si levi dalla testa che queste norme anticorruzione non passino dal voto del Parlamento”. “E’ inutile” che il Pdl “faccia ostruzionismo”, continua, “troveremo il modo di portare il provvedimento in Aula. Non si può scherzare su una misura che è una priorità assoluta”.
Più cauto il leader dell’Udc Pierferdinando Casini, al termine di un incontro con il presidente del Consiglio Mario Monti: “Non penso che sia ostruzionismo. Penso che ci sia la necessità di chiarire alcuni punti, bisognerà farlo con serenità senza ultimatum da parte di nessuno”.
A fine giornata si registra anche l’intervento molto teso, durante la registrazione di Porta a Porta, del segretario del Pdl Angelino Alfano: “Il testo su cui si lavora è il nostro – ha detto – Ora alla Camera vogliono fare gli eroi e i fenomeni. Se pensano di far rinascere un’alleanza con l’Idv per mettere in imbarazzo noi non è un metodo leale. Non vorrei che puntino a creare incidenti per far saltare il governo”. Alfano ha confermano che “su una serie di norme di quel testo, siamo in dissenso. Ma non può essere possibile che noi votiamo anche le cose impopolari insieme a loro, mentre loro ritengono di far rinascere l’alleanza con la vecchia opposizione, con l’Idv, per mettere in imbarazzo noi. Creare incidenti nella maggioranza che sostiene il governo è un modo per far saltare il governo”.