La Cina è vicina: è ufficiale. Lo certifica Marcello Lippi, allenatore campione del mondo con la nazionale azzurra nel 2006, nell’affollatissima conferenza stampa di presentazione con il Guangzhou Evergrande, di cui il tecnico viareggino sarà alla guida per i prossimi due anni e mezzo. ”Fin dall’inizio la società mi ha fatto capire quanto entusiasmo e determinazione ci fosse per creare una grande squadra in grado di vincere il campionato e fare bene nella Champions League asiatica ed io sono qui per questo”: sono state le prime parole del tecnico, che ha confermato come “già oggi comincerò il mio lavoro da allenatore”. Domenica infatti è subito campionato nella Chinese Super League. Per Lippi esordio facile in casa, con l’appoggio dei 60mila dello Tianhe Stadium, contro il fanalino di coda Qingdao Jonoon.
Presentato anche lo staff, tutto italiano. Al seguito dell’ex commissario tecnico e novello Marco Polo, hanno intrapreso il viaggio in estremo oriente il preparatore dei portieri Rampulla e i preparatori atletici Gaudino e Maddaloni. Alla presentazione ufficiale mancava lo storico assistente Pezzotti, ma solo perché è già al lavoro: si trova infatti in Corea a studiare le squadre della Champions League asiatica. Il 30 maggio l’esordio internazionale di Lippi, negli ottavi di finale contro il FC Tokio. Ma anche il tecnico viareggino non si è presentato impreparato: “Ho già visionato diverse partite del Guangzhou in campionato e in Champions, ne ricordo numeri e prestazioni, presto ricorderò anche i nomi dei giocatori”.
Perché l’obiettivo è ambizioso. Vincere non sarà difficile: il Guangzhou è campione in carica e quest’anno dopo due mesi dall’inizio del campionato, che termina a novembre, è primo in classifica con 22 punti in 10 partite (7 vittorie, 1 pareggio e 2 sconfitte). Ma il tecnico viareggino vuole di più, ha una missione: “Voglio portare il moderno stile di gioco italiano in Cina”. Potrà farlo grazie ad una proprietà che ha un patrimonio stimabile in quasi 5 miliardi di dollari. Il Guangzhou appartiene infatti alla Evergrande Real Estate, un conglomerato finanziario che non costruisce semplicemente palazzi, ma intere città. Il primo colpo della nuova proprietà nel 2010 fu l’acquisto dell’argentino Dario Conca, stella del campionato brasiliano che molti paragonavano a Messi, ma che all’avventura europea preferì i milioni cinesi.
Conca infatti attualmente prende 1 milione di dollari al mese, che ne fanno il giocatore più pagato del mondo insieme a Messi e Ronaldo: dietro solo ad Eto’o, un altro che ha scelto l’esotica Makhachkala, capitale del Dagestan, per concludere la sua carriera calcistica a suon di milioni: due al mese. Già, i soldi. Lippi in conferenza si trincea dietro il tipico “Non mi piace parlare di questione di soldi, come ho sempre fatto. Posso solo dire che sono soddisfatto”; ma pare che il suo contratto sia di poco meno di 30 milioni per 30 mesi. Soldi che hanno attirato nella nuova frontiera del pallone anche Anelka, arrivato a dicembre nello Shanghai Shenhua, altra grande del campionato cinese. Il big match tra Lippi e Anelka, nel frattempo diventato allenatore-giocatore, è previsto per luglio.
Lontani i tempi in cui il calcio cinese era solo un’avventura. La tentarono in campo giocatori come Paul Gascoigne e Damiano Tommasi, in panchina Giuseppe Materazzi (padre di Marco). Ora è un business. Una serie di scandali scoppiati nel 2006 e nel 2009 – partite dai risultati pilotati, gol segnati a raffica negli ultimi minuti, corruzione provata di avversari e arbitri, sms dei presidenti che imponevano al capitano della propria squadra di segnare autogol, testimonianze di prostitute pagate per allietare i direttori di gara, interi campionati falsati nelle serie inferiori per favorire la mafia delle scommesse, con contorno di squalifiche, radiazioni, arresti, polizia negli spogliatoi e finanza nelle sedi dei club – ha infatti decretato l’ingresso del campionato cinese nella modernità calcistica.
L’ambizioso Xu Jaiyin, finanziere e proprietario del club, ci aveva provato prima con Capello, in questi giorni dato vicinissimo alla panchina del Chelsea, e poi con Lippi il cui corteggiamento, come ha raccontato in conferenza, è durato oltre dieci mesi. Già, Lippi e Capello, che in Italia non siedono su una panchina rispettivamente dal 2004 e dal 2006 (entrambi con la Juventus): nel calcio un’era geologica. E allora sorge il dubbio se i due siano cariatidi sul viale del tramonto di cui l’Italia si è liberata per puntare su un consapevole rinnovamento del movimento o se semplicemente il calcio italiano in continua decadenza economico-sportiva non si più permettere (in termini di stipendio) due tecnici di fama mondiale come loro. Nel secondo caso la Cina non sarebbe più vicina, ci avrebbe addirittura superato anche nel calcio. Uno scenario apocalittico impensabile solo fino a qualche anno fa.