I campionati si vincono in trasferta, ma si perdono in casa. E, in trasferta, la squadra Monti va fortissimo, mentre in casa fatica ad andare in gol. Il presidente Obama chiede al premier professore di aprire la sessione dell’economia del Vertice del G8, da domani a Camp David negli Stati Uniti: la linea, condivisa, è quella di maggiori sforzi per la crescita e l’occupazione. E Monti partecipa al consulto fra i Grandi d’Europa prima del Vertice, mentre l’Fmi pubblica una pagella lusinghiera dei “notevoli progressi” dell’Italia verso il risanamento e le riforme. “Un modello nell’Ue”, dice il Fondo monetario internazionale, che attende l’azione sul mercato del lavoro e prospetta 6 punti in più di Pil con gli interventi strutturali: una manna, per un Paese che continua a essere in recessione e che, se va bene, l’anno prossimo avrà una crescita del Pil di qualche decimale.
Ma i dolori sono tutti interni, economici e politici. L’economia batte in testa e la politica fa passi indietro: nel 1.o trimestre 2012, la frenata del Pil è brusca (-0,8%, la peggiore dal 2009) e riguarda soprattutto industria e servizi; su base annua la contrazione del Pil è dell’1,3%, la previsione per il 2012 pure un – 1,3%. L’agenzia di rating Moody’s declassa 26 banche, fra le proteste dell’Abi, (“un’aggressione”, “un giudizio irresponsabile” e “da ignorare” perché parziale e contraddittorio). L’Ocse ci coinvolge nell’allarme per la disoccupazione giovanile, che è oltre il 17% in media tra i 15 e i 24 anni nell’area dell’Organizzazione, con picchi in Spagna e in Portogallo e in Grecia, oltre il 50%, mentre in Italia è al 35,9%.
L’antitesi del rendimento in trasferta e in casa della squadra Monti è palese. A Bruxelles, il presidente del Consiglio partecipa, come ministro delle finanze, a Eurogruppo ed Ecofin e incontra il presidente della Commissione europea Barroso, per tratteggiare una strategia della crescita e discutere l’ipotesi di escludere gli investimenti dal computo del Pattodi Bilancio; la cancelliera tedesca Merkel lo considera con rispetto; il neo-presidente francese Hollande lo ritiene un alleato; il premier britannico Cameron lo vede come l’anello di collegamento tra lui e l’Ue. E l’invito di Obama è un segno del prestigio di cui gode personalmente il professore negli Stati Uniti.
Ma i dati sull’Italia sono negativi. E il Parlamento fa ammuina sul falso in bilancio, dove i ‘furbetti’ tentano l’ennesimo colpo gobbo e il governo, magari per sbaglio, dà loro una mano.
Insomma, nell’Eurozona che vive il rischio Grecia, c’è un’Italia che, come la Spagna, dalla zona rischio non è ancora uscita. Ma una parte della politica, che pure a parole sostiene il governo, pare non rendersene conto o, comunque, non curarsene: guarda al voto, quando che sia, in autunno o fra un anno; fa scelte oggi in funzione non dell’interesse del Paese, ma del proprio tornaconto alle urne; già promette di disfare domani quel che avalla oggi (l’Imu) o lascia andare avanti gli altri sulla riforma del lavoro, prendendo le distanze. Così, in casa non si vince: la difesa, magari, non prende gol, ma l’attacco non ne segna. E troppi 0 a 0 magari non fanno neppure l’Europa League.