I cosiddetti paesi sviluppati hanno bruciato a causa della crisi decine di milioni di posti di lavoro e hanno complessivamente raggiunto i cento milioni di disoccupati. Lo scrivono Ilo e Ocse in una relazione congiunta preparata per il forum che si svolge in Messico. 37 milioni di disoccupati tra i 15 e i 24 anni
In quattro anni i cosiddetti paesi sviluppati (quelli che si riuniscono nel G20) hanno perso 21,3 milioni di posti di lavoro. A fine 2011 il numero di disoccupati aggregati è di 101 milioni, esclusi gli scoraggiati. Questi sono solo alcuni dei numeri che attendono il ministro del Welfare Elsa Fornero in Messico per la riunione del forum. I dati sono stati elaborati dall’organizzazione internazionale del lavoro (Ilo), l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite che si occupa di promuovere la giustizia sociale e dall’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Se l’occupazione continuerà a crescere al tasso corrente dell’1,5 per cento, sarà impossibile, secondo le due organizzazioni, colmare il gap accumulato.
La fascia di popolazione più colpita nei paesi G20 è quella giovanile: il tasso di disoccupazione di chi ha tra i 15 e i 24 anni è più alto di quello degli adulti. Sono 37 milioni i giovani disoccupati e per bilanciare la crescita della popolazione in età lavorativa è necessario creare 40 milioni di nuovi posti di lavoro all’anno.
“Chiediamo ai ministri di fare di più per aiutare i giovani”, dichiarano in una nota il segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, e il direttore generale dell’Ilo, Juan Somavia, “oltre che con misure per stimolare l’occupazione, l’accesso dei giovani al mercato del lavoro può essere agevolato attraverso interventi per migliorare la loro preparazione tramite un largo accesso all’educazione di base e alla formazione lavorativa”.