Chi usa la sopraffazione perde la capacità di sentire il piacere.
L’idea centrale del sistema di valori dominante è che la vita sia competizione. C’è chi vince e c’è chi perde. Tu hai una mela, io ti rompo la testa e mi mangio la mela. Io ho vinto e tu hai perso. Io provo piacere e tu no.
Questo concetto è talmente radicato nella forma del nostro pensiero che è difficile immaginare che sia un’idea falsa.
Mi sono trovato a parlare con molte donne che hanno subito violenza e mi sono reso conto che una parte della loro sofferenza dipende proprio dal pensiero di essere state usate da una persona che ha goduto del loro dolore e della loro umiliazione ed è difficilissimo mettere in discussione questa convinzione.
Nel 1995 un gruppo di ricercatori italiani diretti da Giacomo Rizzolatti ha completato una ricerca che cambia l’dea stessa del piacere.
Gli studiosi stavano monitorando quel che succede nel cervello di una scimmia che mangia una banana. Durante una pausa un ricercatore resta da solo in una stanza con una scimmia. Quando la squadra torna, uno scienziato chiede: “Qualcuno ha dato una banana alla scimmia?”
Il ricercatore che era restato con la scimmia dice: “No, la banana l’ho mangiata io.”
Si scopre così che esistono dei neuroni a specchio che si attivano quando la scimmia vede mangiare una banana, nelle stesse zone del cervello che si attivano se la banana la mangia lei. E questi neuroni fanno provare alla scimmia lo stesso piacere che prova quando è lei che gusta la banana.
Poi scoprono che noi ci distinguiamo dagli altri animali anche per una capacità molto maggiore di sentire il piacere degli altri. L’essere umano è l’animale più empatico del mondo.
Ma la scoperta dei neuroni a specchio ha un’altra implicazione: se vedo una persona piangere si attivano le stesse zone del mio cervello di quando piango io.
Per usare violenza si deve spegnere la sensibilità.
Chi riesce a non soffrire per il dolore che infligge è altresì incapace di godere del piacere altrui. E alla fin fine diventerà insensibile a qualunque forma di piacere.
Quindi la violenza uccide la capacità di provare piacere.
E se parliamo dello stupro in particolare non solo lo stupratore non sperimenta il piacere della reciprocità ma non può neppure sentire il piacere fisico.
Ma questa realtà è difficile da cogliere a causa di un’altra censura.
Si pensa comunemente che solo le donne possano essere frigide. Il maschio, se raggiunge l’eiaculazione, gode sempre. Invece il maschio può avere anche un’eiaculazione “meccanica”, senza orgasmo. È un’informazione che non trovi sulla maggioranza dei testi di educazione sessuale ma la trovi però sui dizionari medici: ADENIA.
Altresì è poco diffusa la conoscenza del fatto che la percezione aumenta o diminuisce a secondo delle situazioni.
A volte ci capita di sentire il battito del nostro cuore. Succede se siamo particolarmente rilassati. Nei momenti di stress, invece, i sensi si chiudono: se una tigre ti rincorre non ti serve sprecare energia ascoltando il profumo dei fiori. Metti le percezioni al minimo, quel tanto che basta per distinguere gli ostacoli e usi tutta la forza che hai per correre.
Ora è evidente che lo stupratore è in uno stato di altissimo stress.
Quindi la sua sensibilità verso il piacere fisico sta a zero. Le sensazioni fisiche non le sente proprio.
La sua è solo una masturbazione mentale. Lo stress estremo attiva la secrezione di una serie di sostanze chimiche che sono delle droghe analoghe agli oppiacei, alle anfetamine e alla cocaina, solo che le produciamo noi stessi.
Gli studi sui reduci di guerra che tornati in patria non riescono a smettere di praticare la violenza, hanno dimostrato che si tratta di veri e propri tossicomani, sono dipendenti dalle sostanze chimiche che il cervello produce nelle situazioni di pericolo estremo.
Ma possiamo chiamare piacere il flash di chi si fa un buco?
Io credo che il piacere sia quella cosa meravigliosa che ti dà uno stato di appagamento, di quiete, di leggerezza.
Dopo aver fatto l’amore sono allegro, fantasioso, sento una sensazione di intimità, solidarietà, amore. È un piacere estatico che mi riempie e corona in modo sublime il piacere orgasmico che ha rigenerato il mio corpo e la mia anima.
Queste cose un violento non le sentirà mai in tutta la sua vita perché ha incenerito la parte del cervello che è in grado di percepirle.
E non a caso gli antichi romani, che si drogavano con lo stress della guerra, quando non erano a combattere organizzavano massacri di massa al Colosseo, per aver così la loro dose di droga autoprodotta da stress. E del rapporto sessuale dicevano che dopo c’è la tristezza post coitum.
Non potevano capire che la tristezza dopo aver fatto l’amore la provi solo se non hai raggiunto un reale piacere.
Nel prossimo articolo parlerò del fatto che gli avari pessimisti muoiono come mosche.
Il primo articolo di questa serie è: Il capitalismo è bugiardo!