“Anche se vengo da Potenza io non parlo con i giornalisti”. Il pm Ferdinando Esposito, sollevandosi il colletto della camicia, si presentò così, l’inchiesta Vallettopoli imperava sui giornali, ai primi cronisti del Palazzo di Giustizia di Milano che al suo arrivo andarono a presentarsi al nuovo magistrato. Assegnato come come tutti i nuovi arrivi al dipartimento Ambiente, Lavoro e Salute. Ora però Esposito rischia un’azione disciplinare del Csm per essere andato cena con Nicole Minetti, la bella e già imputata consigliera regionale nel processo Ruby bis, dove risponde di induzione e favoreggiamento della prostituzione con Lele Mora ed Emilio Fede, per aver portato secondo l’accusa giovani donne alla corte di Mister B.
A scorrere gli archivi della stampa non si trova spesso il nome del pubblico ministero, alto di bell’aspetto e palestrato, associato a inchieste giudiziarie. Nella città lucana, nel febbraio del 2009, si era occupato insieme a un collega di un’indagine sull’ex procuratore della Repubblica di Taranto e dell’ex capo del dei gip della città pugliese per corruzione in atti giudiziari. A Milano sì e no, nel giro di un paio di anni, si è saputo di una decina di inchieste tra cui quella che ha coinvolto l’ex chitarrista di Laura Pausini per il “furto” dei file dell’album della cantante non ancora pubblicato. E poi a un paio di indagini per colpe mediche. Il totale riserbo su qualsiasi indagine lo ha un po’ escluso dalle pagine di cronaca giudiaria. Del resto Esposito, sempre elegante nel vestire e nel guidare (la sua auto è una Porsche), come aveva detto a un giornalista, che invano chiedeva informazioni su un duplice omicidio avvenuto nella Chiantown milanese, preferisce vivere: “Sono un personaggio nella vita, non nel lavoro”. E così ora di lui potrebbe occuparsi un magazine.
Quando un paio di mesi fa si era diffuso il gossip, riportato da Dagospia senza riferimenti anagrafici, che un pm andasse a cena al mitico e conosciutissimo ristorante “Il Bolognese” di Milano con la Minetti i cronisti avevano quasi subito pensato a lui. Già. La caccia al nome del pm era andato a buon fine nel giro di pochi giorni e già su un altro sito era stata scritta la storia del pubblico ministero incantato dalle grazie al silicone dell’ex igienista dentale, che alle feste ad alto erotico di Arcore ballava travestita da suora oppure in culotte e camicia maschile. Affari loro, naturalmente, molti dicevano. Anche perché fino al terzo grado di giudizio, si deve presumere per legge, che la bella Nicole sia innocente.
Il pm però è nipote di Vitaliano Esposito, pg della Cassazione che per bene due volte, per il suo ruolo, ha dovuto occuparsi del caso Ruby. L’alto magistrato nonché zio del pm si è occupato degli accertamenti sul pm minorile Anna Maria Fiorillo che la famosa notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010 vietò inutilmente alla Polizia di affidare la diciassettenne Karima El Marough proprio alla Minetti disponendo per la marocchina l’accoglienza in una comunità. Il magistrato minorile aveva chiesto spiegazioni al Csm sul perché delle “discrepanze” tra quanto ricostruito in aula dall’allora ministro dell’Interno – e cioè che il magistrato minorile aveva autorizzato l’affidamento – e quanto effettivamente accaduto quella notte: cioè il rilascio, prima ancora che fosse identificata, di Ruby. Quella pratica era stata archiviata dal Csm che però poco dopo aveva disposto accertamenti proprio sulla Fiorillo. Così spiegate da Vitaliano Esposito: “Quando da ntizie di stampa emergono fatti che possono avere rilevanza disciplinare o apparire frutto di distorte applicazioni di prassi, la Procura generale dispone gli accertamenti del caso”.
Vitaliano Esposito è lo stesso magistrato cui, il 7 aprile 2011, il Csm aveva affidato gli accertamenti sulla pubblicazione di quattro intercettazioni indirette di Silvio Berlusconi, che è parlamentare e per legge non può essere intercettato, nell’ambito del caso Ruby. Conversazioni, che erano state messe a disposizione della difesa, e che erano finite sulle prime pagine dei giornali. Esposito aveva fatto sapere che sarebbero stati svolti con “la massima tempestività” le indagini per capire se ci potessero essere rilievi disciplinari nei confronti dei pm del caso Ruby. Il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati aveva fatto sapere che era stato lui in persona ad attivare il Csm. Come del resto ha fatto, presentando un esposto all’organo disciplinare dei magistrati, nel caso di Ferdinando Esposito. Il pm, che non parla con i giornalisti ma va a cena con un’imputata, rischia un’azione disciplinare. Che sa tanto di contrappasso.