In un sistema-calcio che in Italia è quanto mai stressato da scandali e polemiche, l’unica buona notizia è la freschezza di Andrea Stramaccioni. La sua simpatia è un vero unicum tra gli allenatori della Serie A, mai come in questo periodo sotto la luce dei riflettori per vicende che poco o nulla hanno a che fare con schemi, partite e allenamenti. Basta sfogliare i giornali degli ultimi giorni per averne conferma. Alcuni esempi. Al termine di una stagione indimenticabile alla guida dell’Udinese, Guidolin ha minacciato di abbandonare la sua creatura a causa della stanchezza; Edi Reja, invece, ha annunciato il suo addio alla Lazio perché “l’ambiente romano è negativo”; la stessa cosa l’avrà pensata anche Luis Enrique, costretto a salutare anticipatamente la Roma dopo un anno di alti e bassi ma soprattutto di accuse di incompetenza tecnica. E che dire di Antonio Conte, che, neanche il tempo di festeggiare la strepitosa e strameritata vittoria dello scudetto della ‘sua’ Juventus, a breve sarà costretto a rispondere ai pm sulle pesanti accuse rivoltegli da Filippo Carobbio. Illecito sportivo, mica gol non-gol… Nessuno, infine, può dimenticare l’ira funesta di Delio Rossi contro Adem Ljajic e le conseguenti polemiche sull’educatività del pallone.
Anche le società non sono da meno. Il caso delle tre stelle sulle maglie della Juventus ne è l’emblema (per non parlare di Galliani che conserva gelosamente la foto del gol fantasma di Muntari contro la Juve): come l’orchestra del Titanic che continuava a suonare durante l’affondamento del transatlantico, la dirigenza bianconera – complice una falla regolamentare – sta montando un caso di stato per ‘vendicarsi’ della decisione della giustizia sportiva, che le ha tolto due scudetti dal palmarès in seguito allo scandalo calciopoli. E intanto il sistema fa acqua da tutte le parti, con classifiche probabilmente riscritte dalle sentenze e centinaia di calciatori a rischio squalifica per omessa denuncia e magagne assortite. Insomma: una polemica lunare.
Veleni e spine di vario genere che però non toccano Andrea Stramaccioni. Appena riconfermato a 36 anni sulla panchina di uno dei club più titolati d’Europa e con le voci sul calciomercato che impazzano, Stramaccioni ha saputo dimostrare di essere un genio della comunicazione. Vogliamo dirlo? Diciamolo: in questo Strama è meglio di Mourinho. Quest’ultimo accentrava su di sè ogni polemica (e molte ne creava ad arte) per allontanare le tensioni dalla squadra; il tecnico romano, invece, ha un’altra strategia: la simpatica spontaneità. Domenica scorsa, dopo aver perso l’ultima gara con la Lazio, ha scherzato in diretta tv sulla sua avvenenza: “Forse non sarò il più bravo, ma certamente sono l’allenatore più bello della Serie A. Su questo sono certamente meglio di Edi Reja”. Un capolavoro. Ancor meglio ha fatto pochi giorni fa, raccontando l’esilerante siparietto avuto con Antonio Cassano subito dopo il trionfo interista che ha consegnato lo scudetto nelle mani della Juventus. Ecco il video che impazza su Youtube:
La speranza, ora, è che Moratti creda davvero in Stramaccioni. L’ha confermato per l’anno prossimo e questa è senz’altro una buona notizia. Ma serve pazienza: se si dovesse ripetere il ‘trattamento-Gasperini’ (via dopo cinque partite e un bilancio disastroso), si tratterebbe di un doppio fallimento per l’ambiente nerazzurro, perché oltre al danno sportivo si rischierebbe di bruciare la carriera di uno tra i migliori tecnici emergenti italiani. In attesa di vedere cosa sarà, per ora ci uniamo a Cassano: “Bene bene Stràma!”