L'ex rettore della basilica di Sant'Apollinare, dove si trova la tomba del boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis, è inquisito dalla Procura di Roma nell'ambito dell'inchiesta sulla 15enne scomparsa in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983
Monsignor Pietro Vergari, fino al ’91 rettore della basilica di Sant’Apollinare, dove si trova la tomba del boss della banda della Magliana, Enrico De Pedis, è indagato dalla Procura di Roma nell’ambito dell’inchiesta su Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni sparita in circostanze misteriose il 22 giugno del 1983. Tutti i particolari della novità investigativa nell’edizione odierna del Fatto Quotidiano, che ha pubblicato in esclusiva la notizia.
Concorso nel sequestro aggravato dalla morte e dalla minore età dell’ostaggio: è il reato contestato dalla procura all’ex rettore Vergari, indagato (in tempi recenti) assieme a Sergio Virtù, autista di De Pedis, Angelo Cassani, detto ‘Ciletto’, e a Gianfranco Cerboni, detto ‘Gigetto’, stretti collaboratori del boss il cui sepolcro è stato ispezionato lunedì scorso. Quinta indagata è Sabrina Minardi, già amante di ‘Renatino’, unica supertestimone (spesso caduta in contraddizione) di questa vicenda. La procura, nell’inverno del 2009, volendo capire le ragioni della sepoltura di De Pedis nella cripta della Basilica, raccolse le dichiarazioni, come persone informate sui fatti, della vedova Carla Di Giovanni, di monsignor Vergari e dell’attuale rettore don Petro Huidobro.
Gli inquirenti intendevano accertare, in particolare, se qualcuno avesse pagato per facilitare le pratiche per la sepoltura del boss. Di ‘Renatino’ e dei suoi familiari era stato lo stesso Vergari, sul suo sito che risale a qualche anno fa, a rivelare la natura dei rapporti: “Enrico De Pedis veniva come tutti gli altri, e fuori dal carcere ci siamo visti più volte: normalmente nella chiesa e altre volte fuori, per caso. Mai ho veduto o saputo nulla dei suoi rapporti con gli altri, tranne la conoscenza dei suoi familiari. Aveva il passaporto per poter andare liberamente all’estero. Mi ha aiutato molto per preparare le mense che organizzavo per i poveri. Quando seppi dalla televisione della sua morte, ne restai meravigliato e dispiacente”.
Vergari ricordava ancora: “Qualche tempo dopo la sua morte (febbraio ’90, ndr), i familiari mi chiesero, per ritrovare un po’ di serenità e perché (De Pedis) aveva espresso loro il desiderio di essere un giorno sepolto in una delle antiche camere mortuarie, abbandonate da oltre cento anni, nei sotterranei di Sant’Apollinare, di realizzare questo suo desiderio. Furono chiesti i dovuti permessi religiosi e civili, fu restaurata una delle camere e vi fu deposto… Restammo d’accordo con i familiari che la visita alla cappella funeraria era riservata ai più stretti congiunti. Questo fu osservato scrupolosamente per tutto il tempo in cui sono rimasto rettore, fino al 1991″. Secondo la versione ufficiale, Vergari spedì la signora De Pedis dal Vicario di Roma, cardinal Ugo Poletti, con questa dichiarazione: “Si attesta che il signor Enrico De Pedis è stato un grande benefattore dei poveri che frequentano la Basilica e ha aiutato concretamente tante iniziative di bene che sono state patrocinate in questi ultimi tempi, sia di carattere religioso che sociale. Ha dato particolari contributi per aiutare i giovani, interessandosi in particolare per la loro formazione cristiana e umana”. Non è chiaro che cosa abbia determinato l’iscrizione di Vergari sul registro degli indagati. Di certo c’è che il Vaticano sta collaborando con l’autorità giudiziaria, a cominciare dall’apertura della tomba di De Pedis e dalla perquisizione della cripta della Basilica.