Ormai in Italia c’è da stupirsi e quasi da commuoversi quando si trova una persona onesta. Mi riferisco all’onestà nelle piccole azioni, quelle che sembrano innocue e insignificanti, ma che in realtà sono indice di problemi molto più seri che fanno purtroppo parte della mentalità italiana.
Ho studiato all’estero, negli Stati Uniti quando ero alle superiori e ora in Inghilterra all’università, e sono rimasta colpita dall’onestà degli studenti. In Italia, quasi tutti i miei compagni di classe al liceo copiavano. Era la routine, e chi copiava era considerato più furbo degli altri. Ci si vantava di “fregare i prof”. Chi faticava e studiava a volte otteneva voti più bassi di chi copiava da biglietti o da internet. Negli Stati Uniti, invece, non ho mai visto un solo studente copiare. Molti test erano a risposte multiple, tutti uguali, e i ragazzi stavano seduti uno accanto all’altro. Da noi, gli insegnanti (quelli che provano ad impedire che gli studenti copino, perché purtroppo ci sono anche quelli che non vedono, perché non vogliono vedere) devono muoversi di continuo per la classe e dare domande diverse a tutti per cercare di scoraggiare gli studenti a copiare, con scarsi risultati. Quando tornai in Italia per il quinto anno, dopo aver tentato invano di appellarmi alla coscienza dei miei compagni, stanca di tutto questo, ne parlai ad alcuni docenti. I miei compagni mi si rivoltarono contro, dicendo che ero stata disonesta verso di loro. Siamo il Paese al contrario: da noi, il cattivo è chi riporta un problema, non chi lo causa.
Ho sempre visto tutto ciò come un esempio in piccolo della società italiana. In un Paese dove la parola “moralista” è un insulto, molti, davanti alla scelta tra ciò che è giusto e ciò che è facile, scelgono ciò che è facile. Gli onesti, invece, sono coloro che scelgono ciò che è giusto, e combattono per esso. Perché in Italia la questione morale non riguarda solo la politica, ma la vita quotidiana, le piccole cose. Se fin da giovani si cerca di ingannare le autorità, di essere sleali nei confronti degli altri, se fin da giovani si pensa che chi riesce a farla franca senza essere scoperto è un esempio da seguire, molto probabilmente questa mentalità si riverserà col tempo in altri ambiti della vita sociale. Si inizia copiando a scuola, si diventa evasori fiscali, si entra in politica per perseguire i propri (loschi) interessi. Ad anni luce di distanza dalla Germania, dove poco più di un anno fa un ministro si dimise per aver copiato parte della tesi di dottorato. Il solo pensiero fa sorridere (si fa per dire) se pensiamo a chi siede oggi nel nostro Parlamento.
Non possiamo sperare di cambiare la politica italiana se prima non ci occupiamo di queste piccole cose. Tutti noi siamo posti davanti a piccole questioni morali, ogni giorno. Si tratta di volerle vedere. Si tratta di voler scegliere ciò che è giusto. Si tratta di voler cambiare il nostro Paese. Perché questo non è un compito dei politici, ma un dovere di noi cittadini.
di Alice Romano, studentessa di Politics and International Relations alla University of Reading, UK