Aleksandar Vucic, vicepresidente del Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) ha proclamato Tomislav Nikolic vincitore del ballottaggio presidenziale in Serbia. “Abbiamo vinto. Secondo i dati che abbiamo, il vantaggio di Nikolic è di 1,5%. E questo senza i dati del Kosovo”, ha detto Vucic. Prima ancora del voto il ballottaggio era una certezza, meno scontato il risultato di questa sera.
Il vantaggio, a sorpresa, di Nikolic è stato confermato anche dai dati in possesso del CeSID, il Centro di monitoraggio elettorale che ha seguito il voto in Serbia. Parlando ai giornalisti, il direttore del Centro Marko Blagojevic ha detto che, sulla base del 70% dei dati campione disponiblii, Nikolic è in vantaggio di due punti percentuale su Tadic. Ed è poco probabile che questo trendcambierà, anche con i risultati del Kosovo che arriveranno più tardi. La prima dichiarazione di Nikolic è che “la Serbia non si allontanerà dal suo percorso europeo”.
“Esiste la giustizia divina. Stasera ho vinto grazie a tutti i cittadini della Serbia. La Serbia continuerà lungo la strada dell’integrazione europea” continua Niikolic parlando ai suoi sostenitori a Belgrado. ”Ringrazio tutti quelli che hanno votato per me e anche quelli che hanno dato il voto a Boris Tadic”. Che ha ammesso la sconfitta. Sottolineando ancora la sua volontà di continuare sulla linea della integrazione europea della Serbia, Nikolic ha addossato ai suoi avversari politici del Partito democratico di Tadic la volontà di presentarlo come un anti-europeo. “Dobbiamo liberarci della povertà, della corruzione e della criminalità, dell’oligarchia dei partiti. Voglio essere il presidente di tutti i serbi”.
”Mi congratulo con Tomislav Nikolic. Avrà di sicuro un compito molto difficile”, ha detto Tadic. “Non sono deluso. Abbiamo avuto tempi molto difficili, era logico che gran parte della responsabilità sarebbe caduta sulle mie spalle. Nessuno in Europa in questi quattro anni è rimasto al potere dopo le nuove elezioni”.
Boris Tadic e Tomislav Nikolic avevano votato in mattinata a Belgrado e si erano detti entrambi fiduciosi sul successo finale. “Sono molto ottimista. E’ importante che alle urne vada oggi il maggior numero possibile di elettori”, aveva detto subito dopo aver votato nel centro della capitale il presidente uscente Tadic, riformista e convinto europeista. “Il secondo turno – aveva aggiunto – è una nuova occasione per confermare le capacità democratiche della nostra società e l’orientamento europeo del Paese”. Interrogato sui sondaggi che lo davanovincente, Tadic ha usato un’immagine calcistica affermando che “la partita non si può dire finita fino al fischio finale dell’arbitro”. Al seggio 34 del centro storico di Belgrado Tadic, 54 anni, che in caso di successo otterrebbe un terzo mandato, si era presentato con la moglie e le due figlie.
Anche il leader conservatore Nikolic, 60 anni, ha votato insieme alla moglie intorno alle 10 al seggio numero 59 di Novi Beograd, il grande quartiere residenziale dall’altra parte del Danubio. “Mi aspetto di vincere questa sfida. Spero che le elezioni siano questa volta regolari e corrette”, aveva spiegato detto dopo il voto Nikolic, che all’indomani del primo turno il 6 maggio scorso aveva lanciato accuse di brogli nei confronti di Tadic. “Non permetteremo alcuna irregolarità – aveva aggiunto. La Serbia non merita di avere un presidente sospettato di aver rubato qualcosa”. Nikolic rischiava di perdere per la terza volta nonostante il suo fosse il primo partito del paese. E invece non è andata così.
In mattinata aveva votato anche il premier serbo Mirko Cvetkovic nel seggio numero 50 a Zemun, il suggestivo sobborgo di Belgrado sulle rive del Danubio.
Nikolic è stato per anni il leader dell’opposizione conservatric. E’ un ex ultranazionalista che negli ultimi tempi ha adottato posizioni più moderate e aperte all’integrazione europea della Serbia, come ha lui stesso confermato in serata garantendo che l’atteggiamento di Belgrado verso l’Europa verrà mantenuto. Già battuto due volte da Tadic nelle presidenziali del 2004 e del 2008, Nikolic (60 anni) ha iniziato la sua attività politica quale stretto collaboratore di Vojislav Seselj, l’ultranazionalista serbo attualmente sotto processo per crimini di guerra al Tribunale penale dell’Aja (Tpi), con il quale nel 1991 ha fondato il Partito radicale serbo (Srs). Nel 2008 tuttavia, dopo la nuova sconfitta elettorale sia nelle presidenziali che nelle legislative, Nikolic decide di uscire dall’Srs e di fondare una nuova formazione, il Partito del progresso serbo (Sns), cresciuto col tempo e divenuto la principale forza dell’opposizione conservatrice nel paese.
Abbandonato l’estremismo, Nikolic, pur se in maniera prudente e controllata, si è al tempo stesso avvicinato a posizioni più europeiste, dicendosi a favore dell’ingresso della Serbia nella Ue. A condizione tuttavia che ciò non debba comportare la rinuncia al Kosovo. Ma alla vigilia del ballottaggio, il leader conservatore si è accordato per avere l’appoggio del Partito democratico della Serbia (Dss) dell’ex premier conservatore Vojislav Kostunica, fortemente contrario all’adesione del paese alla Ue. Sfavorito dai sondaggi fino all’ultimo minuto, Nikolic, all’indomani del primo turno elettorale, ha cercato di creare scompiglio accusando di brogli Tadic e il suo Partito democratico (Ds). Accuse tuttavia respinte sia dalla commissione elettorale sia dalla procura. La regolarità del voto del 6 maggio del resto era stata sottolineata dagli osservatori dell’Osce e del Consiglio d’Europa.