Maschi , bianchi, vecchi: questa la carta d’identità dei potenti. Hanno 67 anni i vescovi e i banchieri, 64 i ministri, 63 i professori, 59 i pezzi da novanta nell’industria e nel commercio, 57 i senatori e direttori generali, 54 i deputati e 53 i manager quotati in Borsa.
Ultraottantenni i due registi più premiati, ultraottantenne il Presidente più amato. Succede quando i giovani dormono il sonno avvilente della delusione. Dovrebbero essere loro, i trentaquarantenni precari, i ventenni disoccupati e svogliati, a rovesciare dalla poltrona padri e nonni. Però purtroppo: i giovani sono, di questi tempi, occupati full time a sopravvivere. La precarietà economica e di status sociale diventa facilmente precarietà emotiva, affettiva, psichica. Ci si sbatte per il minimo. Ciascuno separato dai suoi simili. Massima relazione possibile: condividere su Fb. “Mi spiace. Mi spiace. Mi spiace”.
Il Movimento 5 Stelle ha buttato sul teatro della politica un drappello di maschi freschi di giornata. Gente coi capelli ancora neri, e, si spera, la fedina penale ancora vergine. Non c’è nemmeno una donna: come mai? Davvero qualcuno pensa, oggi, che si possa rinnovare qualsiasi cosa… società, parlamento, governo, banche, istituzioni… continuando a escludere l’altra metà del cielo? (Quella, fra l’altro, che non ha ancora fallito?)
Il Fatto Quotidiano, 20 Maggio 2012