Se ne è accorto anche il presidente di Consob, Giuseppe Vegas, uno che se ne intende, che ha affermato che occorre porre fine alla dittatura dello spread. Ma lo spread è solo un numero, che esprime la differenza fra i tassi di rendimento dei buoni del tesoro. Quella che c’è dietro e va combattuta seriamente, è la dittatura dei cosiddetti mercati, in realtà poteri finanziari. Tema al quale ho dedicato il mio ultimo libro.
Due brutte notizie, fra le tante, da questo punto di vista, negli ultimi giorni. La prima riguarda le lodi attribuite all’Italia e al governo Monti da parte del Fondo monetario internazionale. Mi è capitato sotto gli occhi un articolo scritto nel 1997, il cui autore, entusiasta per le politiche di privatizzazione e di liberalizzazione portate avanti all’epoca dall’Argentina, affermava testualmente che “oggi la Repubblica è una delle beniamine del Fondo monetario internazionale”. Quattro anni dopo si verificava il terribile default. E’ peraltro noto che i peggiori regimi, come ad esempio la Tunisia di Ben Ali, riscuotevano elogi incondizionati da parte del Fondo.
La seconda brutta notizia riguarda invece l’ennesimo buco, stavolta di due miliardi di dollari, da parte della banca JP Morgan. Ora colpisce fra le altre la circostanza che il responsabile del buco, tale Jamie Dimon, sia al tempo stesso membro della Commissione cui è attribuito il compito di vigilare negli Stati Uniti sulla finanza, la mitica (o famigerata) Fed.
Basta del resto leggere un interessante articolo pubblicato nel numero de Le monde diplomatique in edicola, per rendersi conto di quanto sia forte l’intreccio fra controllati e controllori, fra banche e governi, tra potere finanziario e potere politico. L’articolo si intitola “Il volto dei signori del debito” ed è scritto da Geoffrey Geuens, professore all’Università di Liegi. Mi limiterò a citarne un breve ma significativo passaggio: “da Paul Volker (JP Morgan Chase) a Mario Draghi (Goldman Sachs) passando per Jacques de Larosière (AIG, BNP Paribas), lord Adair Turner (Standard Chartered Bank, Merrill Lynch Europe) o il barone Alexandre Lamfalussy (CNP Assurances, Fortis) tutti i coordinatori incaricati di dare risposte alla crisi finanziaria intrattengo legami stretti con i più importanti operatori del settore”. Un caso particolarmente evidente di commistione è poi quello del governo italiano dove spiccano i nomi di Mario Monti, Elsa Fornero, Corrado Passera, Francesco Profumo, Piero Gnudi e Piero Giarda. Tutti titolari di cariche direttive e di cospicue consulenze da parte di banche e società finanziarie. Fra i membri italiani della consorteria (non so perché ma mi viene di chiamarla così) spicca anche il nome di Giuliano Amato, cui di recente è stato affidato dal governo Monti un importante incarico di consulenza.
Così va il mondo. Davvero geniale affidare il compito di trovare le soluzioni a chi ha creato i problemi. Un po’ come mettere la volpe a guardia del pollaio. O no?