«Non è solo una questione politica. E’ soprattutto una rivoluzione culturale. La gente è stanca e in Valerio vede il riscatto». Matita alla mano, i cittadini di Palagonia, comune in provincia di Catania, hanno portato la rivoluzione in paese. Scegliendo in massa come nuovo sindaco Valerio Marletta: «giovane, istruito e comunista». Questa la definizione che ne danno i suoi concittadini di tutte le età. Il 32enne di Rifondazione comunista, appoggiato anche dall’Idv, ha vinto al ballottaggio con il 73,43 per cento delle preferenze. Una svolta nel piccolo comune siciliano, roccaforte della destra, commissariato due volte per questioni finanziarie e con un ex primo cittadino – Fausto Fagone, sindaco come già il padre e il nonno prima di lui – imputato a Catania per concorso esterno in associazione mafiosa. Un Comune con un buco di bilancio di 20 milioni di euro e un’evasione fiscale superiore alla media. «Fino a oggi ho visto l’amministrazione comunale come un’istituzione chiusa che pensa per sé – spiega un giovane palagonese – Adesso sento che le cose cambieranno». E con lui il paese tutto. Che, all’arrivo dei risultati elettorali esplode di gioia. C’è chi piange, chi intona “Bella ciao”, chi parla di liberazione. Caroselli e bandiere rosse per le strade. Un fiume di gente si riversa nell’aula consiliare, per un’occupazione simbolica, neosindaco in testa. «Valerio uno di noi», urla la folla. In piazza si balla e si brinda fino a notte. Tutti diventati improvvisamente comunisti?
«Chi non ha esperienza di vita non può governare e loro sono troppo giovani», diceva pochi giorni prima del ballottaggio lo sfidante Francesco Di Stefano, commercialista cinquantenne. «Il futuro è nelle loro mani», rispondevano i cittadini. Che ieri hanno visto salire sul palco i loro futuri amministratori. Quasi tutti giovani e giovanissimi, ma non senza esperienza. Come Salvo Grasso, 23 anni e piercing alla lingua: è lui il primo consigliere eletto al primo turno con la lista di Marletta, Palagonia bene comune (Rifondazione comunista e Italia dei Valori). «Da anni svolgiamo un lavoro dal basso insieme agli studenti e ai lavoratori – dice – la gente lo sa e questo alla fine ha pagato». Giovane come metà degli assessori designati: Laura Laganà, 25 anni, che gestirà le politiche sociali e Nicola Giaquinta, 35 anni, a cui saranno affidate le iniziative culturali. Giovani ma già politici come lo è il sindaco: 32 anni, da quattro è membro del consiglio provinciale in quota Rifondazione comunista. Una storia personale che lo lega anche a Catania dove – prima dell’elezione – ha vissuto per dodici anni, prendendo parte a diverse esperienze di attivismo sociale e politico.
«Fino a qualche giorno fa dicevamo che c’era paura, vedendo la responsabilità che stavate per affidarci – dice Marletta in piazza, appena diventato sindaco – Adesso siamo pronti». Ma la strada è tutta in salita. Le casse comunali sono vuote e gli interventi di cui il paese ha bisogno tanti e costosi. «Partiremo con delle iniziative quasi a costo zero – spiega – ma che possano ridare fiducia alla gente». Tra tutte, la prima delibera promessa: l’adesione alla rete Rifiuti Zero. «Siamo gli unici in provincia di Catania a non fare la raccolta differenziata. A Palagonia è sempre sembrata impossibile a causa delle infiltrazioni mafiose anche nella gestione delle discariche». E poi il wi-fi libero – «per garantire a tutti l’accesso alle conoscenze» – e una serie di spazi autogestiti, per i giovani e non solo. Questo il programma del «sindaco di tutti e non solo dei compari».
Un volto pulito per un’amministrazione passata negli anni di padre in figlio, «da cui persino i commissari scappano» e il cui nome appare di continuo nelle pagine dell’indagine Iblis, sui presunti intrecci tra mafia, politica e imprenditoria in provincia di Catania. Un volto che i palagonesi sperano non venga sporcato. «Qualsiasi tentativo di infiltrazione e minaccia non ci troverà da soli ad affrontarla – rassicura Marletta – ma l’intera comunità di Palagonia». Che ieri ha dimostrato di voler stare vicina al suo sindaco. «Ormai – dicono i cittadini con gli occhi lucidi – ci siamo liberati».
di Claudia Campese e Salvo Catalano – ctzen.it