L'organizzazione internazionale conferma che il Paese resterà in recessione fino alla fine del 2013, con il Pil che calerà ulteriormente: "L'Italia ha avviato significative riforme strutturali e allo stempo sta realizzando progressi nel consolidamento delle finanze". Ma resta l'avvertimento: "Le riforme devono continuare"
In Italia la recessione potrebbe richiedere “l’adozione di alcune misure di bilancio supplementari”. La previsione si legge nella parte dedicata all’Italia delle prospettive economiche dell’Ocse 2012, presentate oggi a Parigi. L’economia dell’Italia, conferma l’organizzazione internazionale, ”è di nuovo entrata in recessione, sotto la pressione delle economie europee indebolite e delle conseguenze di breve termine del rigore di bilancio. L’attività continuerà probabilmente a retrocedere l’anno prossimo ma si riprenderà a fine 2013“. In particolare, secondo i dati dell’organizzazione sullo sviluppo economico e la cooperazione, nel nostro Paese il prodotto interno lordo calerà dell’1,7% nel 2012 e dello 0,4% nel 2013. ”La riduzione della spesa e l’aumento delle tasse previsto dovrebbe ridurre ancora il deficit per riportarlo a un livello molto basso nel 2013 e sono sulla buona via per eliminarlo completamente nel 2014″ aggiunge lo studio.
L’altro allarme lanciato dall’Ocse riguarda l’euro: “La crisi nell’eurozona – scrive il capo economista Ocse Pier Carlo Padoan nell’introduzione all’Economic Outlook – è diventata più seria recentemente, e resta la più importante fonte di rischio per l’economia globale”.
“Ridurre gli stipendi aiuterebbe”. Le riforme strutturali adottate in Italia hanno già “confortato le prospettive di più lungo termine e devono proseguire” si legge nel rapporto dell’Ocse sulle prospettive economiche. In particolare una “riduzione dei salari, con lo scopo di allinearli maggiormente alla produttività, avrebbe per effetto di stimolare la competitività e di contenere l’aumento della disoccupazione”.”Riduzioni negli stipendi reali perrenderli più conformi alla produttività potrebbero dare una spinta alla competitività e conterrebbero la disoccupazione”. Dalla fine del 2011 “l’Italia ha avviato significative riforme strutturali e allo stesso tempo sta realizzando progressi nel consolidamento delle finanze pubbliche”, ma “le riforme devono continuare” insiste lo studio.
Altre misure necessarie. In Italia la recessione potrebbe richiedere “l’adozione di alcune misure di bilancio supplementari” aggiunge la relazione sulle prospettive economiche dell’Ocse per il 2012. ”Alcune misure di bilancio supplementari – aggiunge l’organizzazione – potrebbero essere necessarie in vista della prevista recessione, ma le ipotesi prudenti del governo riguardo le entrate ottenute con le misure di lotta all’evasione fiscale procurano un margine di sicurezza. Con un saldo di bilancio primario in avanzo, la ratio di indebitamento dovrebbe cominciare a scendere nel 2013”.
Resta il rischio contagio. Il principale rischio per l’Italia resta che “nonostante la chiara intenzione del governo di proseguire sulla via del consolidamento di bilancio, gli effetti di contagio relativi alla debolezza della zona euro potrebbero provocare più alti tassi di interesse sul debito pubblico”.
Il deficit verso l’azzeramento. Secondo l’Ocse “la riduzione della spesa e l’aumento delle tasse previsto dovrebbe ridurre ancora il deficit per riportarlo a un livello molto basso nel 2013 e sono sulla buona via per eliminarlo completamente nel 2014“. “L’attuale governo segna una rottura totale con la lentezza delle riforme anteriori – proseguono gli analisti dell’Ocse – ma dovrà anche rispondere al ritardo tra l’adozione dei testi legislativi e la loro applicazione effettiva, che ha sempre richiesto più tempo in Italia che in numerosi altri Paesi”. In questo contesto, scrive Padoan, “il riassetto di bilancio e le misure strutturali devono procedere mano nella mano, per rendere il processo il più positivo possibile per la crescita. La composizione del riassetto, con un equilibrio accurato tra tagli alle spese e aumento delle entrate, è criticamente importante”.
Lavoro e scuola punti dolenti. L’Italia, aggiunge l’Ocse nel “Better life index”, ”ha risultati favorevoli per numerosi parametri di benessere, come mostra il fatto che ha performance vicine alla media in molti indici”, ma non mancano i punti dolenti, in particolare in materia di occupazione, livello di educazione e soddisfazione sulla propria vita.
Per quanto riguarda il lavoro, il nostro Paese si colloca in fondo alle classifiche Ocse sia sull’occupazione, al 34esimo posto su 36 Paesi esaminati, con il 57% di persone in età attiva occupate, che sulla disoccupazione di lungo termine (che mette in testa chi ha il valore più basso), al 28esimo con una percentuale del 4,08%, ben al di sopra della media Ocse, del 3% circa.
Più contratti stabilizzati. Migliora, però, la situazione dei contratti a termine, che sono attualmente il 7% del totale, contro il 10% di media. Un dato che, scrive l’Ocse, “suggerisce che l’Italia abbia avuto successo nello stabilizzare i contratti e nel favorire quelli a tempo indeterminato”.
L’educazione. Sul tema educazione, l’Italia si colloca al di sotto della media su due dei tre parametri principali: la riuscita scolastica, dove il nostro Paese è 28esimo su 36, con il 54% degli adulti tra 25 e 64 anni che hanno ottenuto un diploma di scuola secondaria superiore, e le competenze degli studenti, 27esimo posto con un punteggio di 486, contro 497 di media Ocse.
Italiani poco soddisfatti. Ultimo punto dolente, la soddisfazione rispetto alla propria situazione. Secondo i dati dell’indice Ocse, gli italiani danno alla propria vita un voto medio di 6,1 su 10, collocando il nostro Paese al 26/o posto su 36, e al di sotto della media dei Paesi membri. Il giudizio è poco differente tra uomini e donne (6,1 contro 6), ma cambia considerevolmente a seconda della fascia socio-economica: nel 20% inferiore il voto medio assegnato è di 5,6, mentre nel 20% superiore arriva a 6,4.
Ma scoppiano di salute. Buone notizie, invece, sul fronte della salute: con un’aspettativa di vita media di 82 anni, l’Italia è quarta tra i Paesi Ocse, grazie in particolare a un tasso di fumatori inferiore alla media e una percentuale di obesi “bassa” rispetto a molti altri Paesi, anche se “più elevata tra i bambini”.
Il Pil dell’eurozona in calo. Nel 2012 il Pil dell’Eurozona si contrarrà dello 0,1%”, stando alle stime dell’Ocse. In particolare il Pil sarà stabile nel primo trimestre, subirà un calo dello 0,3% nel secondo e tornerà a crescere nel terzo e quarto, rispettivamente dello 0,3% e 0,7%. Dopo la contrazione del 2012 il Pil dell’eurozona dovrebbe tornare a crescere nel 2013, dello 0,9%, accelerando progressivamente il passo nell’arco dei trimestri (dallo +0,9% del primo trimestre al +1,7 del quarto).
La crisi in Ue più seria. Per lo stesso Padoan “la crisi nell’eurozona è diventata più seria recentemente e resta la più importante fonte di rischio per l’economia globale”. Nell’area euro, continua Padoan,“la fiducia rimane debole o è addirittura in calo, i mercati finanziari sono di nuovo volatili, e il deleveraging è a malapena cominciato. L’impatto del riassetto fiscale sulla crescita può essere significativo”. Inoltre, aggiunge, “i recenti eventi hanno ulteriormente aumentato i rischi di svolta in negativo. Le elezioni in un numero di Paesi dell’area euro hanno segnalato che la stanchezza per le riforme sta crescendo e la tolleranza per gli aggiustamenti fiscali potrebbe aver raggiunto un limite”.
“Con l’aspettativa di un’area euro senza crescita nel 2012, ma con una recessione in diversi Paesi per il 2012 e 2013 – scrive ancora il capo economista Ocse – una combinazione di fragilità fiscale durevole, disoccupazione in crescita e sofferenza sociale potrebbe accendere un contagio politico e reazioni avverse dei mercati. Sviluppi drammatici in alcuni Paesi potrebbero accelerare il processo”. Se così fosse, conclude, uno scenario negativo “potrebbe materializzarsi ed estendersi al di fuori dell’area euro, con conseguenze molto serie per l’economia globale. Per evitare uno scenario di questo tipo, servono azioni intraprese sia a livello nazionale che sovranazionale”.
La Spagna. Il pil della Spagna segnerà -1,6%quest’anno e -0,8% nel 2013, mentre la disoccupazione sfonderà la soglia del 25%. L’Ocse spiega che a pesare sono il consolidamento di bilancio e la riduzione dell’esposizione bancaria. Il deficit di bilancio dovrebbe scendere al 3,3% del Pil nel 2013 dall’8,5% del 2011. L’esposizione delle banche spagnole sul settore immobiliare si attesta al 30% del Pil e il governo dovrebbe fornire loro una iniezione di liquidità pari all’1,5% del Pil.
La Grecia: “L’uscita dall’euro sarebbe un disastro”. L’economia della Grecia continuerà a segnare una contrazione fino alla metà del 2013, soprattutto a causa del consolidamento fiscale, e solo nella seconda parte dell’anno prossimo potrebbe riprendere a crescere. Previsioni di crescita che, sostiene l’Ocse, dipendono dall’attuazione del piano di riforme fiscali e strutturali varato dalla Ue-Fmi. L’organizzazione parigina aggiunge che il programma di riforme, approvato dai due organismi internazionali, dovrebbe assicurare la sostenibilità del debito ellenico nel medio termine. Nel caso in cui il piano non dovesse essere attuato, aumenterebbe drasticamente il rischio default della Grecia. Tuttavia “l’uscita della Grecia dall’euro sarebbe un disastro per tutti”.
La crescita Usa si rafforza. La crescita negli Stati Uniti, sempre secondo l’Ocse, dovrebbe accelerare gradualmente nei prossimi due anni, “in uno scenario di condizioni finanziarie corroboranti e politica monetaria accomodante”. Ciononostante, “lo slancio della ripresa resterà probabilmente modesto, con un impatto sull’attività economica del riassetto di bilancio in corso e degli aggiustamenti prolungati del mercato immobiliare, e con il gap negativo della produzione che si restringerà solo lentamente nel 2013”.
Segni di ripresa globale, ma Eurozona a rilento. “L’economia globale sta, di nuovo,cercando di tornare alla crescita” ma “lo sta facendo a diverse velocità, con Stati Uniti e Giappone che crescono più in fretta dell’area euro”. “Le prospettive per l’economia globale sono un po’ migliori rispetto a sei mesi fa – spiega il rapporto Ocse – con i rischi immediati di svolta in negativo nell’area euro, associata con default sovrani e fallimenti delle banche sistemiche, che è stata contenuta fino ad ora dall’azione politica”. Eppure, “le fragilità rimangono”. Per questo, afferma l’organizzazione, “lo spazio per respirare che si è creato dev’essere usato per stimolare la fiducia che l’aggiustamento economico richiesto per risolvere in modo durevole i problemi di solvibilità soggiacenti e gli squilibri alla radice della zona euro sia prossimo”.