Stamattina entrando in classe, magari in una quarta o quinta elementare, provate a chiedere: chi conosce Giovanni Falcone e Paolo Borsellino? Provate a farlo anche in prima media. Ovunque ci sarà qualche bambino, nato dieci anni dopo la strage di via Capaci (23 maggio 1992) che vi dirà di aver già sentito questi cognomi. E già avremo raggiunto un risultato perché di questi due magistrati non si è persa la memoria.
La loro storia è stata tramandata di generazione in generazione. La loro famosa fotografia scattata da Tony Gentile, la trovi in qualche atrio della scuola. Molti istituti hanno intitolato la loro sede proprio a Falcone e Borsellino. Quasi tutti i paesi d’Italia hanno una via, una piazza, un parco dedicato ai due magistrati. Ma non basta. Di Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo, Vito Schifani, nessuno si ricorderà. Loro sono solo “la scorta”.
Oggi tutte le scuole italiane dovrebbero dedicare l’intera giornata alla memoria del magistrato, della moglie Francesca Morvillo, di Antonio, Rocco e Vito. Non solo in Sicilia. Non solo al Sud. Ma in tutt’Italia, anche in quei paesi di campagna dove parlare di mafia sembra una nota stonata. Il rischio che tra vent’anni, il 23 maggio e il 19 luglio, date che hanno segnato la storia del nostro Paese, siano solo un ricordo per chi avrà i capelli canuti esiste se la Scuola non sarà in grado di fare il suo dovere: conservare, tramandare, la Storia di uomini come Falcone e Borsellino. Nelle mie classi non manca mai la loro fotografia. Forse dovrebbe esserci, accanto a quella del Presidente della Repubblica, in ogni scuola.