L’azienda televisiva di Silvio Berlusconi non se la passa più molto bene.
Data di pubblicazione: 19 maggio 2012
Traduzione di Sara Angelucci, Lillo Montalto e Mara Colzani per italiadallestero.info
Babel , canale di nicchia di Sky Italia – piattaforma televisiva a pagamento di proprietà di Rupert Murdoch – manda in onda programmi interessanti per gli immigrati. Tra gli spettacoli recenti c’è “Invito a Cena”, un reality show dove un immigrato cucina per un italiano. Un menu così impegnato potrebbe diventare più comune. Silvio Berlusconi non è più Presidente del Consiglio e Mediaset – il suo discusso gruppo mediatico – potrebbe scomparire.
Attualmente i tre principali canali gratuiti di Mediaset attraggono il 36% del pubblico televisivo. (La RAI, la rete televisiva nazionale, possiede un altro 40%). La prevalenza di pubblicità televisive su Mediaset è ancora più impressionante. Primeggia con il 62% dei 4,3 miliardi di euro (5.5 miliardi di dollari) spesi ogni anno per pubblicità televisive, decisamente la porzione maggiore rispetto ai canali degli altri grandi mercati mediatici europei.
La specialità di Mediaset, le vallette in abiti succinti, potrebbe non essere l’unica ragione. I concorrenti sostengono che l’influenza politica di Berlusconi aiuti Mediaset. Sky Italia, il suo maggiore competitore, da tempo si lamenta delle misure politiche e regolamentari che l’hanno danneggiata. Negli ultimi anni la televisione a pagamento è stata colpita da un aumento consistente di tasse e da limitazioni sulla quantità di pubblicità che può trasmettere. Tali cambiamenti hanno colpito in misura notevolmente minore Mediaset rispetto a Sky, poichè Mediaset opera principalmente come rete televisiva gratuita.
Gli investitori hanno notato che Berlusconi non è più al potere. Le azioni di Mediaset sono crollate di quasi il 50% sin dalla fine dello scorso ottobre, quando era ormai chiaro che Berlusconi stava per lasciare il governo. In parte è anche colpa della recessione, ma secondo Claudio Aspesi della Bernstein Research, gli investitori temono che Mediaset possa perdere la presa sui pubblicitari e affrontare regolamenti più severi.
Da Presidente del Consiglio, Berlusconi si era espresso chiaramente sulla pubblicità. Nel 2009 invitò i leader pubblicitari a non investire sui giornali che parlavano della crisi economica dell’Italia. Ora i dirigenti dei mezzi di comunicazione dichiarano che le compagnie si sentono più libere di spendere i propri soldi dove vogliono. Nel primo trimestre del 2012 il mercato pubblicitario televisivo è diminuito del 6%. Mediaset è andata ancora peggio, con le entrate pubblicitarie italiane diminuite del 10%. L’8 maggio ha annunciato un utile pari ad appena 10,3 milioni di euro, l’85% in meno rispetto al primo trimestre dello scorso anno.
Politica e normative già mostrano segni di cambiamento. A dicembre il garante per la pubblicità ha multato Auditel – che stila gli indici di ascolto che determinano le spese pubblicitarie – per procedure che avrebbero potuto avvantaggiare in modo sleale Mediaset e RAI. A marzo il governo di Mario Monti ha annunciato di voler vendere alcune frequenze televisive del digitale terrestre al migliore offerente. Il precedente governo Berlusconi aveva già deciso di liberarsene, cedendole a Mediaset e RAI.
Questo potrebbe essere solo l’inizio, dice Aspesi: dopo le elezioni del prossimo anno, un nuovo governo di centro-sinistra potrebbe tentare di ridisegnare lo scenario dei mezzi di comunicazione italiani, reindirizzando gli investimenti pubblicitari dalla televisione ai giornali e ad altri media, per rinvigorire la pluralità. Altri credono che Mediaset dovrà affronterare regolamentazioni eque, ma che il suo dominio non verrà attaccato direttamente. Romano Prodi, Presidente del Consiglio dal 2006 al 2008, promise una legge per limitare le quote del mercato pubblicitario al 45%, una misura che puntava a Mediaset e che non è mai stata realizzata.
Ciononostante Mediaset sta affrontando grossi problemi. La minima variazione delle regolamentazioni a favore di Sky Italia rafforzerà il gruppo di Murdoch. Nuovi canali dai contenuti più culturali, sia nella piattaforma digitale di Sky Italia sia nei canali del digitale terrestre, stanno lentamente frammentando il pubblico di Mediaset. Mediaset Premium, la nuova pay-TV costruita a basso costo per difendersi da Sky Italia, è in perdita. E Mediaset non è riuscita ad evitare il pantano della recessione italo-spagnola.
La scorsa settimana il gruppo ha dichiarato che non divulgherà più dettagli sul fatto che le entrate pubblicitarie derivino dai canali gratuiti o da quelli a pagamento. Questo ha ulteriormente preoccupato gli investitori. Berlusconi, che pare spenda molto tempo in azienda, avrà motivi in abbondanza per distogliere l’attenzione dalle piacenti presentatrici.