Dopo due ore di perlustrazione non è stato ritrovato nessun ordigno. Gli inquirenti avvisati con un fax spedito ieri sera ad un negozio che si trova di fianco al palazzo di giustizia: "Non è uno scherzo, vendicheremo gli amici". Il procuratore Zincani non esclude alcuna ipotesi: dal mitomane, ai collegamenti con la protesta per le evasioni dal Cie o agli ambienti mafiosi
Le operazioni gestite da vigili del fuoco e polizia di Stato, poi affiancati dagli artificieri, sono state ritardate dall’assenza di un sistema d’allarme nel tribunale. “Abbiamo corso per i tre piani di uffici perché qui non c’è un neppure una campanella come a scuola, non è possibile” riferiscono gli addetti del punto informativo al pianterreno.
Nel giro di due ore gli accertamenti hanno escluso la presenza di un ordigno. Nel frattempo un’altra telefonata anonima effettuata da una cabina invitava a controllare nei cestini dei rifiuti: anche in questo caso si è trattato di un falso allarme. La zona è rimasta transennata all’altezza di via Emilia Centro con un assiepamento di modenesi in continua crescita. Anche alla riapertura tra i presenti era palpabile la tensione, con la mente all’attentato omicida alla scuola di Brindisi intitolata a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone e alla coincidenza con il ventennale delle stragi mafiose che trucidarono i due giudici e gli agenti di scorta, il 23 maggio 1992.
Al momento non si esclude alcuna ipotesi: dallo scherzo di pessimo gusto di un mitomane a possibili collegamenti con le proteste e l’evasione verificatasi al Cie lunedì sera e con procedimenti di mafia. Domani è prevista la requisitoria del pm Marco Mescolini della dda di Bologna nel processo a carico dei tre fratelli Pelaggi, accusati di reinvestimento di proventi illeciti della cosca Arena di Isola di Capo Rizzuto e dell’attentato che cinque anni fa distrusse l’Agenzia delle Entrate di Sassuolo. Il procuratore Vito Zincani ha aperto un fascicolo per procurato allarme a carico di ignoti mentre gli investigatori stanno compiendo accertamenti per identificare la cabina telefonica da cui è partita la seconda chiamata e per individuare l’utenza da cui è stato spedito il fax, che ha il prefisso di Modena ma risulta schermata.
Intanto è polemica sulla carenza di sicurezza del palazzo di giustizia, privo di un sistema d’allarme e di un metal detector, nonostante le reiterate richieste al ministero della Giustizia, che non invia in loco il ‘tesoretto’ recuperato in termini di pene pecuniarie, spese processuali e confische: in media un milione di euro l’anno dalla definizione di procedimenti modenesi. Il presidente della sezione civile Eleonora De Marco, prima a dare l’allarme in mattinata, afferma: “Le operazioni di evacuazione sono state rapide e sicure, purtroppo non scopriamo ora la carenza di strumenti per la sicurezza – spiega il magistrato, 40 anni di servizio e già presidente del tribunale – la dotazione non dipende da noi e la situazione economica è quella che è”.