Si tratta di uno dei tanti progetti resi possibili dal cambiamento di mentalità e di procedure terapeutiche introdotto quarant’anni fa dalla legge Basaglia, oggi messa in discussione dal disegno di legge promosso dall’ex parlamentare di An e psichiatra Carlo Ciccioli, con largo sostegno di Pdl e Lega, attualmente in discussione alla Camera.
«Trasduttori di forza, corpi di dolorosa poesia e di imperfetta bellezza»: Maria Federica Maestri e Francesco Pititto, fondatori della compagnia Lenz Rifrazioni e rispettivamente regista e drammaturgo dello spettacolo, definiscono cosi’ gli attori di Hamlet. Durante il pluriennale lavoro sulla tragedia shakespeariana, testimoniato dai video che fanno parte integrante dello spettacolo, agli attori non è stata richiesta un’interpretazione dei personaggi, quando piuttosto un’identificazione in alcune delle ossessioni che li abitano. La tragedia shakespeariana è come disossata dalla drammaturgia di Francesco Pititto, che ne estrae alcuni personaggi, talvolta moltiplicandoli, e alcuni momenti per ricostruirli attraverso un lungo lavoro in cui i singoli attori hanno lavorato su brani del testo « riscrivendoli » alla luce della propria esperienza e della propria patologia.
I corpi di questi attori non-attori, marchiati indelebilmente dalle tracce della sofferenza psicofisica e dei lunghi anni di degenza, sono un elemento ineludibile della messa in scena. « La mente di una persona con gravi patologie mentali o gravi schizofrenie ha subito dei condizionamenti molto forti, interiori ed esteriori. L’enormità della situazione in cui si trova lo rende monumentale » ha affermato Maria Federica Maestri in un dialogo con la studiosa Adele Cacciagrano a proposito di questo lavoro. « L’unica cosa che io posso vedere come terapeutica in tutto questo è constatare che qualcosa è compromesso, atterrato, come le colonne spezzate di un teatro greco, ma attraverso questa azione drammaturgica rivederle disegnate in verticale, come architetture immaginarie ».
di Vega Partesotti