Cronaca

Piemonte, dopo Leinì anche il Comune di Rivarolo sciolto per ‘ndrangheta

E' il secondo caso in provincia di Torino e il terzo nella storia del regione, dopo Bardonecchia del 1995. Nelle carte degli inquirenti che portano al commissariamento compaiono anche appalti controllati dalla criminalità organizzata calabrese e presunte disponibilità degli amministratori pubblici 

E due. A pochi mesi dallo scioglimento per mafia del Comune di Leinì (To), è toccato ieri anche a Rivarolo Canavese. Commissariato “ai sensi della normativa antimafia” su approvazione del Consiglio dei Ministri. E’ il secondo caso in provincia di Torino e il terzo nella storia del Piemonte, dopo Bardonecchia del 1995. Il Comune di Rivarolo è finito nell’occhio del ciclone già lo scorso giugno, con la maxi operazione contro la ‘ndrangheta denominata Minotauro. Tra gli arrestati (oggi ai domiciliari) compare infatti Antonino Battaglia, segretario comunale e amico del sindaco di Rivarolo Fabrizio Bertot (Pdl). Il segretario Battaglia è accusato di voto di scambio insieme all’imprenditore Giovanni Macrì, per aver promesso 20 mila euro al boss Catalano in cambio del sostegno della “rete dei calabresi” a Bertot, candidato alle Europee del 2009.

Lo stesso sindaco è stato intercettato mentre partecipa al pranzo elettorale organizzato per lui da Battaglia nel Bar Italia di Catalano, e lì parla ai presenti di lavori e grandi opere. Ad ascoltarlo il fior fiore del crimine locale, da Franco D’Onofrio a Salvatore De Masi e Giovanni Iaria. Bertot, che non è mai stato indagato per questa vicenda, si è sempre difeso sostenendo di non sospettare nulla né dei commensali né del luogo in cui si trova, dove gli inquirenti registreranno invece affiliazioni e summit: “M’avessero invitato in un bunker o in un capannone alla periferia di Torino forse qualche dubbio poteva anche venirmi. Ma una pizzeria, di fronte un comando dei carabinieri, tutto mi poteva far pensare tranne che fosse un covo di delinquenti” si difende il sindaco.

Nelle carte degli inquirenti che portano al commissariamento di Rivarolo Canavese compaiono anche appalti controllati dalla ‘ndrangheta e presunte disponibilità degli amministratori pubblici. Il dato emerge chiaramente durante più di una conversazione intercettata tra membri della “bastarda”, la cellula di ‘ndrangheta che opera nei comuni di Rivarolo Canavese, Salassa, Castellamonte, Ozegna, Favria e Front.

Durante una di queste conversazioni il capo ‘ndrina Antonino Occhiuto, parlando con l’affiliato Antonio Versaci del proposito di avviare una società per il riciclaggio della plastica e di farlo acquisendo il materiale direttamente dalla locale Azienda Servizi Ambiente, quindi già lavato, evidenzia – scrivono i magistrati – “come loro in questa operazione possano anche contare sull’aiuto prezioso ed incondizionato del sindaco di Rivarolo Canavese”.

Dalle indagini emergono anche i condizionamenti sui cantieri della “Parisi Costruzioni” per la realizzazione di 180 alloggi a Rivarolo. Ancora una volta nella conversazione intercettata gli interlocutori fanno riferimento ad alcuni intermediari capaci di agire per loro “presso la Regione Piemonte al fine di intralciare l’iter procedurale delle concessioni edilizie”. “La decisione del commissariamento è inaspettata e assurda”, è stato il commento del sindaco Bertot, secondo cui “nessun atto del Comune è finito in qualche inchiesta e nulla di ciò di cui è accusato Battaglia riguarda attività dell’amministrazione di Rivarolo”.

Intanto mentre anche Rivarolo capitola, dopo Leinì, una terza commissione d’accesso prefettizia è al lavoro nel comune di Chivasso (To), dove l’effetto Minotauro ha già portato alle dimissioni del precedente sindaco e ad una gestione commissariale conclusasi solo scorso weekend, con l’elezione del nuovo primo cittadino di centro sinistra, Libero Ciuffreda.