Il 2011 è stato soprattutto l’anno della Primavera Araba, delle grandi proteste per libertà e diritti che sono iniziati in Africa del Nord e Medio Oriente che hanno contagiato tante altre regioni nel mondo. “Un anno prorompente”, come lo definisce Amnesty International, nel suo rapporto del 2012 sui diritti umani. “Al coraggio di chi è sceso in piazza“, osserva con rammarico Carlotta Sami, direttrice di Amnesty Italia, “non è corrisposto quello dei governi e della comunità internazionale che non hanno saputo raccogliere questa protesta e tradurla in un momento di forte transizione democratica”. Anche per l’Italia, i movimenti del 2011 hanno rappresentato un’occasione persa: “A Lampedusa sono arrivate oltre 50 mila persone”, spiega la ricercatrice di Amnesty, Giusy D’Alconzo, “una risposta umanitaria avrebbe fatto tornare l’Italia campione di salvataggio in mare, come in passato. Invece la risposta è stata misera e il nostro paese ha guidato le politiche di chiusura europee”. Al governo Monti è affidata la speranza di un’inversione di tendenza. I primi segnali però non inducono all’ottimismo: “I nuovi accordi firmati con le autorità libiche firmati dal ministro Cancellieri sono coperti dal segreto”, afferma Riccardo Noury, portavoce dell’organizzazione, “siamo molto preoccupati: in Libia la situazione dei diritti umani è devastante” di Tommaso Rodano
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